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2 Novembre 2025

A Merano WineFestival: Buttafuoco Storico, il potente rosso dell’Oltrepò Pavese dove la vigna detta le regole

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Fabio Italiano
Fabio Italiano
Classe 1968, nato e cresciuto nella cantina del ristorante di famiglia, ho avuto il privilegio di conoscere i migliori vini del mondo grazie a mio padre. Tra le mie mani ho visto passare il meglio della produzione vinicola italiana e francese: dal Sassicaia (allora ancora semplice Vino da Tavola) ai vari cru di Barbaresco di Angelo Gaja, fino ai super famosi Château Margaux, Château Lafite Rothschild, Petrus, solo per nominarne alcuni. Tra un servizio ai tavoli e l’altro, ho anche trovato il tempo per laurearmi in Ingegneria presso l’Università degli Studi di Palermo. Il 23-11-1998, giorno del mio 30esimo compleanno, mi trasferisco in Olanda per amore, dove ancora oggi vivo con mia moglie e i miei due figli. Bereilvino.it è il mio hobby e non mi ritengo un esperto di vino ma solo un appassionato!

Per la prima volta, il Club del Buttafuoco Storico protagonista al Merano WineFestival, appuntamento di riferimento per l’eccellenza enologica internazionale.

Sabato 8 novembre 2025, alle 15.45, nella sala delle Masterclass, si tiene un viaggio a ritroso nel tempo attraverso la degustazione dei vini di 4 aziende socie del Club (Az. Agricola Fiamberti, Az. Agricola Quaquarini, F.lli Giorgi e Az. Agricola Maggi Francesco) in un percorso che risalirà fino al 2010 alla scoperta della profondità e dell’unicità del Buttafuoco Storico, vino simbolo dell’Oltrepò Pavese.

A guidare la degustazione Mauro Giacomo Bertolli, wine journalist e commissario The WineHunter Tasting per il Merano WineFestival, che condurrà un’originale degustazione-intervista insieme ai produttori.

“Degusto Buttafuoco Storico dal 2010 e sono sempre più convinto che rappresenti una delle anime rosse più autentiche dell’Oltrepò Pavese” – afferma Bertolli  “Negli ultimi anni la sua crescita qualitativa è stata impressionante, segnata da una sempre maggiore precisione stilistica e da una personalità che lo rendono un rosso di riferimento. Il Club, già dagli anni Novanta, ha anticipato un concetto centrale nel mondo del vino: quello del cru. Ogni etichetta riporta il nome della vigna d’origine, un principio di tracciabilità e identità territoriale che ha fatto scuola”.

Durante la masterclass sarà presentata anche la bottiglia consortile “I Vignaioli del Buttafuoco Storico” 2020 che nasce dall’assemblaggio dei vini provenienti dalle venti vigne storiche riconosciute dal Club. Ogni anno il vino è interpretato da un enologo differente la cui firma compare in etichetta come segno di autorialità. L’annata 2020 in degustazione a Merano ha la paternità di Marco Bertelegni, affermato enologo oltrepadano profondo conoscitore del territorio.

Il Club del Buttafuoco Storico riunisce 18 produttori che coltivano, vinificano e imbottigliano in proprio seguendo un rigido regolamento di autodisciplina, garanzia di qualità e autenticità.
Sulle bottiglie serigrafate con il veliero dalle vele infuocate è indicato in primo piano il nome della vigna di provenienza: 20 vigne storiche per un totale di 22 ettari che si estendono nei comuni di Broni, Stradella, Castana, Canneto Pavese, Montescano, Pietra de’ Giorgi e Cigognola, disegnando la geografia di un vino che è insieme memoria, identità e visione come sottolinea Massimo Piovani, presidente del Club:

«Siamo orgogliosi di vedere il progetto del Buttafuoco Storico quasi al traguardo dei trent’anni. Quella che nel 1996 fu una scelta coraggiosa – prendere come parametro la vigna e non l’uva – si è rivelata la chiave della nostra identità. Ogni vino nasce da un equilibrio unico: le percentuali di uve cambiano di anno in anno, e non si vendemmia finché una commissione di enologi non dà il via. Le uve vengono vinificate insieme, in un unico vaso vinario, e poi si aspetta il tempo necessario perché il vino trovi la sua voce. È un metodo antico, ma al tempo stesso modernissimo, perché parla di rigore, pazienza e coerenza”.

Al Merano WineFestival, il Buttafuoco Storico conferma la vitalità di un gruppo capace di rinnovarsi restando fedele alle proprie radici: un racconto corale di lavoro e dedizione che vuole scrivere il futuro dell’Oltrepò Pavese.

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