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16 Febbraio 2025

Import mondiale vino italiano, primo trimestre 2019: bilancio positivo

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Fabio Italiano
Fabio Italiano
Classe 1968, nato e cresciuto nella cantina del ristorante di famiglia, ho avuto il privilegio di conoscere i migliori vini del mondo grazie a mio padre. Tra le mie mani ho visto passare il meglio della produzione vinicola italiana e francese: dal Sassicaia (allora ancora semplice Vino da Tavola) ai vari cru di Barbaresco di Angelo Gaja, fino ai super famosi Château Margaux, Château Lafite Rothschild, Petrus, solo per nominarne alcuni. Tra un servizio ai tavoli e l’altro, ho anche trovato il tempo per laurearmi in Ingegneria presso l’Università degli Studi di Palermo. Il 23-11-1998, giorno del mio 30esimo compleanno, mi trasferisco in Olanda per amore, dove ancora oggi vivo con mia moglie e i miei due figli. Bereilvino.it è il mio hobby e non mi ritengo un esperto di vino ma solo un appassionato!

L’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini rilascia i dati definitivi sull’import mondiale di vino italiano registrati nel primo trimestre del 2019. Dal bilancio tracciato, solo un paio fra i principali mercati registrano un calo delle forniture per il segmento dei vini in bottiglia – Cina e Canada – mentre tutti gli altri segnano un primo trimestre in crescita, che ci si augura di poter confermare nel prosieguo dell’anno. Qualche appannamento si denota invece per il settore degli spumanti, mentre nel Regno Unito i volumi in forte crescita mostrano l’effetto “stocking” causato dalla prima finestra della Brexit, inizialmente prevista  il 29 marzo.

Negli Stati Uniti gli arrivi dal nostro Paese fanno segnare un +5% in volume sui vini fermi in bottiglia (accompagnato però da un -5% sui valori), staccando così la Francia ferma ai volumi del 2018. Molto positivo anche l’esordio per gli spumanti nazionali, che sul mercato americano guadagnano il 20% in quantità (200.000 ettolitri) e aumentano in valore del 10% (sopra 100 milioni di USD).

Buono per le bollicine il ritmo di crescita anche sul mercato canadese, dove le performance a volume e a valore sono a doppia cifra (sopra il 10%), mentre qualche debolezza viene registrato per il segmento de vini in bottiglia: il -3% a volume dell’Italia va però confrontato con il -8% dei vini americani e il -12% di quelli australiani. In questo caso, gli unici ad avere una tendenza in aumento sono i prodotti francesi e spagnoli.

In Europa, e precisamente in UK, il primo trimestre segna numeri molto positivi, ma va necessariamente rimarcata l’influenza che la Brexit ha avuto sugli importatori. Con l’iniziale scadenza fissata al 29 marzo, questi ultimi, infatti, hanno accumulato ingenti scorte nei primi tre mesi: il Prosecco registra pertanto +53% volumico, mentre il segmento bottiglia +25%. Per via di questo fattore, nel corso dell’anno, il dato potrebbe essere soggetto a riallineamenti.

Positivo anche il mercato svizzero (per l’Italia +3% bottiglia e +12% gli spumanti) e quello russo, ma solo sul fronte “bottiglia” (+7% volume per il nostro Paese), mentre tornano negative le performance delle bollicine (-4% a fronte di un -5% del totale mercato).

Stesso andamento in chiaroscuro per il mercato tedesco: a fronte di crescita del vino in bottiglia (+5% volume per l’Italia e +10% valore), la spumantistica segna invece il passo con un -11% volume, a fronte del +10% della Francia e di un vero e proprio tracollo delle bollicine spagnole (-70%). Finito l’effetto della scarsa vendemmia 2017 e con l’entrata in circolo dell’abbondante raccolto del 2018, lo sfuso italiano subisce una caduta verticale dei prezzi piombando ai 55 centesimi al litro (-21%), mentre quello spagnolo scende addirittura del 30% fino a toccare i 38 cents/litro.

Spostandosi in Asia, si registra una partenza positiva del mercato nipponico, dove il +5% per i vini italiani in bottiglia sulla colonna volume assume ancor più forza se paragonato alla caduta dei cileni (-40%). Il segmento spumanti invece cala del -8%, subendo l’aggressività dei concorrenti spagnoli in crescita del +54%.

Il calo cinese.

La Cina si dimostra un mercato in continua fase involutiva e conferma la tendenza con cui aveva archiviato il 2018, segnando così nel primo trimestre dell’anno una riduzione globale degli acquisti del 25% rispetto a marzo di un anno fa (1,5 milioni di ettolitri scarsi) e un valore pari a 618 milioni di dollari (-22%).

Cali vistosi nei volumi si riscontrano perciò in tutti i segmenti rilevati: -11% per gli spumanti, -24% per i vini in bottiglia, -31% per lo sfuso e -19% per i bag-in-box. Sul fronte vino fermo in bottiglia, il milione di ettolitri registrato nel primo quarto dell’anno è il peggior dato dal marzo del 2016, mentre il mezzo miliardo di dollari di spesa rappresenta una perdita di oltre 160 milioni di USD rispetto al periodo gennaio-marzo 2018.

Sempre sul lato “bottiglia”, tutti i principali fornitori risultano danneggiati dalle contrazioni in fase di acquisto da parte dei cinesi: Francia -35%, Australia -12%, Italia -19% e Spagna -40%, mentre si salvano i cileni (-3%). Una situazione aggravatasi rispetto alla conclusione del 2018, che aveva dato sì i primi segnali di rallentamento, ma circoscrivendo le riduzioni solo a Francia e Spagna e lasciando indenni Australia e Italia.

L’Italia alla magra performance sul segmento bottiglia affianca anche la caduta degli spumanti, con un -16% a volume e un -21% a valore. Per quanto riguarda la concorrenza, francesi riescono a incrementare a doppia cifra entrambe le voci e, all’opposto, crollano le forniture spagnole, mentre rallentano soltanto quelle australiane.

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