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2 Novembre 2025

Etna DOCG: sessanta giorni e cento firme per l’ok del MASAF, obiettivo vendemmia 2026

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Fabio Italiano
Fabio Italiano
Classe 1968, nato e cresciuto nella cantina del ristorante di famiglia, ho avuto il privilegio di conoscere i migliori vini del mondo grazie a mio padre. Tra le mie mani ho visto passare il meglio della produzione vinicola italiana e francese: dal Sassicaia (allora ancora semplice Vino da Tavola) ai vari cru di Barbaresco di Angelo Gaja, fino ai super famosi Château Margaux, Château Lafite Rothschild, Petrus, solo per nominarne alcuni. Tra un servizio ai tavoli e l’altro, ho anche trovato il tempo per laurearmi in Ingegneria presso l’Università degli Studi di Palermo. Il 23-11-1998, giorno del mio 30esimo compleanno, mi trasferisco in Olanda per amore, dove ancora oggi vivo con mia moglie e i miei due figli. Bereilvino.it è il mio hobby e non mi ritengo un esperto di vino ma solo un appassionato!

«I vini dell’Etna potrebbero avere la nuova denominazione DOCG (Origine Controllata e Garantita) già in vigna nel 2026. Se il Ministero riceve le firme entro dicembre, l’avanzamento della procedura in tempi brevi è un obiettivo difficile ma non irrealizzabile». Queste le parole del vicecapo di Gabinetto MASAF Patrizio D’Andrea, ospite a Catania del convegno “Opportunità e strumenti per la crescita del sistema Etna Wine”, che si è svolto durante la giornata di ieri (30 ottobre). «Per chiedere il passaggio da DOC a DOCG – ha continuato D’Andrea – è necessario che la richiesta sia sostenuta dal 51% dei produttori che rappresentino anche il 51% della superficie coinvolta». Una soglia che per essere raggiunta necessita ancora di un centinaio di firme, in considerazione che in poco più di dieci anni i viticoltori sono quasi raddoppiati: da 203 nel 2013 a 474 nel 2024.

«Il territorio “Etna” – ha aggiunto il consigliere del Consorzio di Tutela Etna Doc Marco Nicolosi – è caratterizzato da tantissime micro-produzioni diffuse e conferimenti frazionati. Come consorzio abbiamo già la superficie minima per poter richiedere la DOCG, ma adesso l’obiettivo è ambizioso: coinvolgere i piccoli agricoltori, informarli, raccogliere i documenti e inviare tutto al Ministero entro il 2025, per riuscire a centrare l’obiettivo per la prossima vendemmia». La DOCG implica controlli in produzione più stringenti e quindi denota un livello di qualità superiore: analisi chimico-fisiche e sensoriali eseguite da una commissione ministeriale, un numero di serie sul sigillo di Stato per ogni bottiglia. Tutto ciò determina la possibilità di assicurare una qualità eccellente e costante; una valorizzazione strategica, con benefici economici e d’immagine: un passo importante verso l’eccellenza, da raggiungere con una regia unica e un sistema integrato che coinvolga amministrazioni, imprese e Università. Fondamentale, dunque, la presenza durante il focus del mondo accademico con il direttore del Di3A Unict Mario D’Amico e il rettore dell’Università di Catania Enrico Foti. «Stiamo creando la Fondazione dell’Ateneo che coinvolgerà diversi privati – ha dichiarato il Magnifico – e quindi ci occuperemo di formazione professionalizzante, cioè di tutti quei percorsi formativi che richiederanno in aula la presenza di specialisti e non solo di docenti universitari. Sarà uno strumento più snello dal punto di vista formale, ma con il marchio Unict che rappresenta garanzia e qualità dell’attività didattica erogata».

Per valorizzare il patrimonio vitivinicolo dell’Etna, non potevano mancare coloro che governano i comuni ai piedi del Vulcano. Pensiero comune dei sindaci etnei: fare rete. «È importante essere insieme per poter sviluppare interventi strategici che possano risolvere i problemi urgenti e ambire così ad obiettivi di eccellenza che il contesto territoriale dell’Etna merita», ha dichiarato il primo cittadino di Sant’Alfio Alfio La Spina. «In questi primi 5 mesi di mandato – ha aggiunto il sindaco di Castiglione di Sicilia Concetto Stagnitti – ho lavorato estendendomi fuori dal territorio e trovando una sinergia con i comuni viciniori». Lo stesso tenore ha avuto l’intervento del sindaco di Linguaglossa Luca Stagnitta, seppur con un punto di domanda condiviso dalla platea: serve una governance unitaria per costruire un Etna Wine System ancora più solido e infrastrutturato, guardando ai grandi obiettivi internazionali, ma cercando prima di risolvere le piccole criticità territoriali: dai rifiuti alle risorse idriche, passando per l’organizzazione di eventi non circoscritti al singolo comune, ma dai confini più estesi.

Il focus – organizzato da Mada Vinea, rappresentata da Daniele Cianciolo – ha visto un susseguirsi di personalità che hanno trattato il brand “Etna”, come docenti quali il professore dell’Università di Bologna Corrado Caruso e i professori dell’Università di Catania Bruno Caruso e Salvatore Barbagallo – già assessore all’Agricoltura Regione Siciliana – e il presidente di Coldiretti Sicilia Francesco Ferreri. L’architetto Filippo Bricolo ha poi evidenziato il rapporto strategico tra architettura e vino: « Pensare la cantina come progetto architettonico significa narrare come il vino dialoga con il territorio: una direzione che molte cantine in Italia stanno abbracciando». Il convegno si è concluso con una tavola rotonda con esperti e personalità che ha messo in evidenza l’apertura a Mascalucia di una sede etnea dell’Istituto regionale dell’Olio e del Vino; la possibilità di esplorare con i nostri vini il mercato Brasiliano – ancora vergine – grazie al ponte con il Consolato generale d’Italia a Porto Alegre (in collegamento il Console Valerio Caruso); la necessità di valorizzare le figure professionali che ruotano intorno alla filiera vitivinicola (partendo da chi sta in campo); e il ruolo centrale dell’assessorato regionale per accelerare i programmi di sviluppo.

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