Colomba Bianca nel 2025 registra +30% di crescita delle produzioni imbottigliate. Un risultato ottenuto grazie allo sviluppo della filiera di produzione con remunerazioni tra le più alte del settore in Sicilia e ad una logica manageriale che incide sull’evoluzione delle vigne e sul posizionamento dei vini sui mercati. Unendo le forze, nel 2025 i 2.000 soci conferitori delle Cantine Colomba Bianca – distribuiti in circa 5 mila ettari di vigne – hanno complessivamente raccolto circa 330mila quintali di uve, contro i 280 mila dell’anno scorso. Diventeranno vini che viaggeranno per stare al centro delle tavole dei consumatori italiani ed europei.
«Abbiamo ottimi segnali dai mercati – spiega Giuseppe Gambino, direttore vendite e sviluppo commerciale della cooperativa vitivinicola siciliana – stiamo lavorando con impegno a nuovi sviluppi all’estero, siamo orgogliosi di far parte della “rosa” ristretta di cantine italiane selezionate dalla grande distribuzione, che basa la scelta dei partner su parametri severi vigilando su tutte le fasi di produzione. Continuiamo ad affermare il nostro posizionamento sui mercati più rigidi d’Europa, superiamo i confini nazionali con milioni di bottiglie».
«Stiamo centrando gli obiettivi – spiega il presidente Dino Taschetta – abbiamo registrato +30% di crescita delle produzioni imbottigliate. Guardiamo al futuro con più serenità, la nostra compagine di soci è solida, la remunerazione è puntuale ed è ai massimi livelli della categoria in Sicilia, comunque rimane al limite della sostenibilità economica. Investire sulle pregiate uve siciliane, e in particolare sulle produzioni biologiche, con innovazione e con lungimiranza ripaga: i risultati ce lo dimostrano. Il mondo delle cooperative è fatto di sinergie, purtroppo quella collaborativa è una logica meno comune nel nostro distretto regionale, che dovrebbe essere più coeso sull’alto posizionamento dei vini siciliani. Noi puntiamo sulla valorizzazione delle produzioni, sulla continuità della filiera e sul ricambio generazionale per portare avanti progetti di lungo termine che possano garantire un prospero sviluppo per le produzioni d’eccellenza».
«Ci stiamo ispirando a Cantine cooperative di altre regioni – spiega l’enologo Mattia Filippi – come quelle dell’Alto Adige e Champagne, dove si riconosce il valore delle differenze, per farle diventare un plus territoriale ed economico. I Sicilia siamo un laboratorio diffuso di osservazione e adattamento: raccogliamo dati, monitoriamo le risposte dei diversi vitigni ai cambiamenti climatici e restituiamo conoscenze ai soci, creando un circolo virtuoso di apprendimento collettivo che valorizza le eccellenze produttive. Svolgiamo una funzione economica e sociale: distribuiamo reddito, manteniamo il presidio sociale in campagna, preserviamo il paesaggio. Il figlio del viticoltore che resta a lavorare la vigna, perché ricava un reddito e si sente interprete di un progetto di sviluppo territoriale, incide sul futuro del territorio. In un Paese con la più grande biodiversità viticola del mondo, questo è essenziale».
In Sicilia il conferimento dei soci – che operano in un territorio di bassa resa dove sussistono difficoltà logistiche e scadenti infrastrutture dell’acqua – si basa sulla qualità e non sulla quantità. Quello di Colomba Bianca è un circolo virtuoso che si esprime lungo tutta la filiera: la cooperativa sta avanzando con il vino sfuso e imbottigliato su nuove fette di mercati, ottimizzando i processi di produzione per consolidare affidabilità e performance su ogni standard ricercato dai maggiori retails di successo nei circuiti più qualificati.

