Brunello: il rosso dei millennials

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Wine monitor e Brunello

Dopo la giornata di ieri, in cui sono state ripercorse le tappe fondamentali della storia della denominazione e del Consorzio, oggi a Montalcino è il giorno dedicato al futuro. Se ne è discusso durante l’incontro condotto dal giornalista del Corriere della Sera Luciano Ferraro con il fondatore della APP Vivino Heini Zachariassen, il responsabile di Wine Monitor per Nomisma Denis Pantini, Marcello Masi conduttore Linea Verde (RAI) e Giuseppe De Filippi vicedirettore TG5.

Per i vini italiani sono molte le prospettive di crescita, soprattutto sui mercati esteri, in particolar modo intercettando i Millennials, cioè quei consumatori che hanno una fascia d’età compresa tra 18 e 35 anni e che sono i consumatori del futuro. Secondo i dati di Wine Monitor presentati oggi, sono loro i maggiori bevitori di vino rosso negli USA (62%) e tra i principali in Canada (66%). Tra i rossi che in questi due paesi i Millennials hanno acquistato o consumato nell’ultimo anno spicca il Brunello (26% in Canada e 18% in USA), insieme alle altre grandi denominazioni nazionali quali il Barolo, il Chianti e l’Amarone. “Abbiamo analizzato anche il posizionamento del Brunello nel canale dell’e-commerce, interessante soprattutto all’estero – commenta Denis Pantini. Anche qui il peso dei Millennials è fondamentale ma, per i primi tre mercati esteri di consumo di vino (USA, UK e Germania), i grandi rossi italiani, Brunello compreso, soffrono di un posizionamento di prezzo inferiore rispetto ai vini francesi, oltre che di una presenza in termini di referenze più ridotta. Si può certamente ancora lavorare in questa direzione”. Stando alle diverse ricerche realizzate da Wine Monitor, per il futuro vanno tenuti in considerazione anche altri aspetti che esulano dalla sola “denominazione” e che attengono principalmente i Millennials americani, per i quali nella scelta del vino contano soprattutto il “brand” e il packaging piuttosto che la tipologia e il vitigno del vino. “A nostro avviso – conclude Pantini – la vera sfida per il Brunello è da cercare in Cina, per la quale tutti gli istituti di ricerca internazionali sono concordi nel stimare prospettive di crescita dei consumi di vino rosso che nei prossimi anni potrebbero quasi raddoppiare. Si tratta di una sfida ardua, in un contesto monopolizzato dai francesi e dove il fattore prezzo è ancora discriminante negli acquisti di vino. Ma siamo sicuri che il Brunello ha tutte le carte in regola per cogliere e vincere questa sfida, ancora una volta”.

Un’altra interessante sfida, che proietta il mondo dell’enologia nel futuro, e quella della commercializzazione attraverso le app. Heini Zachariassen fondatore di Vivino, il più grande mercato di vino online del mondo, alimentato da una comunità di 23 milioni di utenti (oltre 2 milioni solo in Italia) che utilizzano l’applicazione per scansionare e valutare più di 500.000 vini ogni giorno ha presentato oggi una ricerca in esclusiva per il Consorzio.  Zachariassen ha tracciato un profilo aggiornatissimo sul consumatore di Brunello così come emerge dall’utilizzo della sua app: “Vivino stimola la comunità di wine lovers a conoscere e apprezzare vini meravigliosi da tutto il mondo – commenta Heini Zachariassen – e lo fa attraverso la tecnologia e contenuti informativi ed educativi che aiutano gli amanti del vino a tutti i livelli ad acquisire consapevolezza sul contenuto del loro prossimo bicchiere. Quando penso all’eccellenza nella produzione vinicola, penso immediatamente all’Italia e all’incredibile contributo al settore da parte dei produttori del Brunello.  Così come le aziende di Montalcino guardano al futuro, allo stesso modo la comunità di Vivino segue i loro prossimi passi. Dopotutto, è l’opinione del consumatore quello che fa il futuro del vino”. (la ricerca completa scaricabile dal link https://we.tl/XtVu0u8ret )

Non sono solo i consumatori a interessarsi del Brunello. Negli ultimi anni molti investitori, non solo stranieri, si sono affacciati sui filari di Montalcino per acquisire o gestire alcune tenute. È di giovedì scorso la notizia del closing sull’operazione da 250 milioni di euro che ha segnato l’ingresso in quota maggioritaria del gruppo del lusso francese Epi nella Tenuta Il Greppo di Biondi Santi, dove a fine ‘800 nacque il Brunello di Montalcino. Tra le altre celebri acquisizioni, quella del 2015 de La Cerbaiona, ceduta per la cifra record di 6 milioni di euro a Gary Rieschel, un investitore americano con società cinese. Nel 2011 è stata la volta dell’industriale svizzero Ernesto Bertarelli, vincitore della Coppa America con il veliero Alinghi, che ha comprato la tenuta Poggio di Sotto. Poi ancora, due anni dopo, la contessa Noemi Amarone Cinzano cede ai brasiliani di André Santos Esteves l’azienda Argiano, una delle più antiche della collina. Ma gli investimenti stranieri a Montalcino hanno una storia ancora più antica: erano gli anni ’80 quando i fratelli italoamericani John ed Harry Mariani danno vita a Castello Banfi, l’azienda più ampia per estensione a Montalcino.

Gli sponsor delle due giornate del convegno sono stati Vetruria e Monte dei Paschi di Siena

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