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11 Novembre 2025

Vino: Confcooperative, “puntare su promozione e innovazione per salvare la competitività del comparto”

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Fabio Italiano
Fabio Italiano
Classe 1968, nato e cresciuto nella cantina del ristorante di famiglia, ho avuto il privilegio di conoscere i migliori vini del mondo grazie a mio padre. Tra le mie mani ho visto passare il meglio della produzione vinicola italiana e francese: dal Sassicaia (allora ancora semplice Vino da Tavola) ai vari cru di Barbaresco di Angelo Gaja, fino ai super famosi Château Margaux, Château Lafite Rothschild, Petrus, solo per nominarne alcuni. Tra un servizio ai tavoli e l’altro, ho anche trovato il tempo per laurearmi in Ingegneria presso l’Università degli Studi di Palermo. Il 23-11-1998, giorno del mio 30esimo compleanno, mi trasferisco in Olanda per amore, dove ancora oggi vivo con mia moglie e i miei due figli. Bereilvino.it è il mio hobby e non mi ritengo un esperto di vino ma solo un appassionato!

Rilanciare la competitività del vino italiano con una strategia di lungo periodo fondata su promozione, innovazione e consumo consapevole, difendendo al contempo il ruolo strategico del settore nella futura PAC post 2027. È questo l’appello emerso dal convegno “Competitività e futuro del vino italiano”, promosso oggi a Roma da Confcooperative Fedagripesca, che rappresenta 264 cantine e consorzi per un valore aggregato di oltre 5 miliardi di euro e circa il 40% della produzione vitivinicola nazionale.

Secondo l’ultimo rapporto OIV presentato da Giorgio Delgrosso – Responsabile del Dipartimento di Statistica e Trasformazione Digitale, la produzione mondiale di vino nel 2025 si attesterà sui 232 milioni di ettolitri, con un lieve recupero rispetto al 2024, pur se resta inferiore alla media quinquennale. I consumi globali continuano a calare nei mercati più maturi, soprattutto per i vini rossi, mentre crescono le quote dei bianchi, rosé e sparkling. «Un segnale chiaro – evidenzia la federazione cooperativa – di come sia fondamentale per le nostre imprese aprire altre strade ed adattarsi ai nuovi gusti dei consumatori e alle trasformazioni dei mercati».

«Il futuro del vino italiano – ha dichiarato Luca Rigotti, Presidente del Settore Vitivinicolo di Confcooperative – dipenderà dalla nostra capacità di costruire politiche mirate, non di rincorrere emergenze. Nell’attuale proposta di riforma della PAC il settore vitivinicolo sembra sia destinato a subire un cambio di paradigma significativo. L’intervento settoriale del vino, fino ad oggi obbligatorio per gli Stati membri, rischia infatti di diventare facoltativo, lasciando alle singole amministrazioni nazionali la decisione se e come attivarlo. Il vino non può perdere la sua identità e il suo peso strategico all’interno delle politiche agricole, economiche e ambientali europee».

Rigotti ha sottolineato come la promozione resti la leva principale per la competitività delle imprese cooperative. È sicuramente positivo che tra gli emendamenti al Pacchetto vino della Commissione approvati la scorsa settimana dalla Comagri del Parlamento Europeo, siano state accolte le proposte, a lungo sostenute dalla cooperazione, di innalzare dal 50% all’80% il finanziamento dei programmi di promozione, così come di eliminare il limite temporale per le campagne realizzate su un determinato Paese. Questo ci consentirà di presidiare i mercati e rafforzare il brand del vino italiano nel mondo».

Un passaggio importante riguarda anche l’apertura all’innovazione. «Il mercato sta mutando velocemente – ha aggiunto Rigotti – e dobbiamo accompagnare questo cambiamento. È tempo di investire in ricerca, sperimentazione e nuove tipologie di prodotto, dai vini dealcolati a quelli a bassa gradazione alcolica naturale, valorizzando qualità e sostenibilità. Solo così si rafforza la reputazione del vino italiano e si garantisce un futuro alle nostre cantine.»

Sulle tematiche legate al rapporto tra vino e salute è intervenuto Raffaele Drei, Presidente di Confcooperative Fedagripesca, commentando la relazione del Professor Attilio Giacosa, Presidente dell’IRVAS – Istituto per la Ricerca sul Vino, Alimentazione e Salute. «Il vino – ha dichiarato Drei – non può essere assimilato tout court alle bevande alcoliche. È parte integrante della nostra cultura e del modello alimentare mediterraneo, simbolo di equilibrio e convivialità. È parte della nostra cucina italiana, di cui auspichiamo presto il riconoscimento come Patrimonio dell’Unesco. Dobbiamo contrastare, con il rigore della scienza, messaggi allarmistici che minano l’immagine del settore e disinformano i consumatori, impattando negativamente anche sul consumo del vino. L’abuso è certamente dannoso, ma il consumo moderato e consapevole è parte della nostra identità e del nostro benessere alimentare».

Drei ha concluso con un forte richiamo politico alla responsabilità condivisa delle istituzioni e della filiera: «Il vino italiano non può rassegnarsi a una “decrescita felice” né essere marginalizzato nella riforma della PAC. L’Italia vanta una leadership su tutti i segmenti commerciali: dai vitigni eroici ai prodotti base spumante o daily, passando per le grandi DOC o gli spumanti del nord est ed è l’unico Paese a vantare tanta biodiversità. Serve una nuova politica di filiera, sostenuta da risorse adeguate, strumenti promozionali efficaci e un quadro normativo che riconosca al vino il suo ruolo strategico nell’agricoltura e nell’economia europea».

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