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Vini Pallavicini

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Vini Pallavicini
Vicolo Mazzarino, 14 - 00184 Roma (Roma)
Telefono: +39 064814344 - Fax: +39 064742615
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L’antica famiglia Pallavicini, presente nel Lazio fin dalla seconda metà del 1600, confonde la propria storia con quella della Regione nei campi più svariati quali pittura, architettura e non ultimo nel settore vitivinicolo in cui opera sin dal 1700. Attualmente le aziende agricole della famiglia sono seguite con grande cura dalla Principessa Maria Camilla Pallavicini e dal figlio Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini.

Le Tenute Principe Pallavicini sono presenti nelle zone più vocate alla viticoltura nel Lazio: dalla storica Tenuta di Colonna, dove hanno sede il Centro Aziendale, le cantine e le grotte di invecchiamento, alla Tenuta di Cerveteri, un terroir dal grande avvenire per la produzione di vini rossi pregiati. Dei circa 408 ettari di superficie agricola tra le diverse aziende della Famiglia, ben 80 sono adibiti a vigneti specializzati, a cui si aggiungono altri 4 ettari di vigneto condotti stabilmente in affitto, in prossimità dell’azienda di Colonna.

La natura dei terreni, un clima ideale, tecniche colturali attente e rispettose della biologia della vite, sommate alla passione delle persone che vi operano, hanno fatto sì che i vini Principe Pallavicini si pongano, oggi, in una posizione di avanguardia in una regione dal grande futuro enologico. Il continuo sforzo di recupero e di valorizzazione dei vitigni autoctoni e l’introduzione di varietà particolarmente adatte a produzioni di qualità, nonché un’attenta vinificazione ed un affinamento curato dei vini, hanno caratterizzato in questi ultimi anni l’opera della Principe Pallavicini.

Grazie alla profonda conoscenza del territorio e dopo un’attenta attività di ricerca e di sperimentazione condotte sul campo e in cantina, sono stati individuati i vigneti e le cultivar migliori e, le uve così raccolte, regalano vini sempre più raffinati e godibili, di spiccata personalità. La tenuta di Colonna, cuore della produzione vinicola Pallavicini, è compresa nel territorio che si estende da Colonna e Roma, vicino l’antica Labicum, ed è attraversata dall’antica Via Labicana di cui sono ancora visibili le tracce.

Questi terreni nel 1622 erano di proprietà di Pier Francesco Colonna, che non essendo riuscito ad estinguere i debiti del padre, fu costretto a vendere il Ducato di Zagarolo, con i tenimenti di San Cesareo ed i Castelli di Gallicano, Colonna e Passerano per 860.000 scudi, al Cardinal Ludovico Lodovisi nipote di Papa Gregorio XV. Dopo soli 48 anni, anche i Boncompagni, sempre per debiti, furono costretti a vendere i loro feudi, questa colta a Giovanni Battista Rospogliosi per 876.000 scudi.

I Pallavicini-Rospigliosi divennero così i nuovi signori di queste fertilissime terre coi loro celebri vigneti costituendo una vastissima tenuta di ben 1.600 ettari, comprendenti il colle della Villetta e le vigne di San Cesareo per la produzione di vino. Dopo la prima guerra mondiale, gran parte dell’azienda fu espropriata ad opera dell’Opera Nazionale Combattenti, ed assegnata a più di 700 contadini così che, attualmente, ha una superficie di 89 ettari che si estendono nella zona del Frascati DOC dove, tra una cornice di ulivi secolari, sono coltivati i vigneti.

La Tenuta di Colonna, con i suoi quasi 90 ettari, di cui circa 64 ettari a vigneto è posta prevalentemente in posizione collinare, su terreni calcarei argillosi, ben drenati, collocati ad altezze varianti dai 100 ai 300 metri con orientamento est-ovest. L’azienda di Colonna si compone di tre corpi: Colonna, Pasolina e Marmorelle.

A Colonna, in un edificio seicentesco che si affaccia sulla Via Casilina sono localizzate la cantina, la linea d’imbottigliamento, i magazzini, gli uffici e il ristorante dell’azienda “L’Osteria della Colonna”. Nella vicina “Pasolina”, una culla di olivi e vigneti circonda una torre medioevale, ai cui piedi si stende la splendida città di Roma. In questo particolare microclima sono coltivate le uve a bacca rossa per la produzione di grandi vini rossi da invecchiamento. Qui il territorio gode di inverni temperati e di estati contrassegnate da forti escursioni termiche fra il giorno e la notte, interessantissime al fine di ottenere produzioni di uve sane, perfettamente mature e ricche di aromi. Nelle quote più alte, su una serie di terrazze create sulle colline mammallari di origine vulcanica, dove i terreni sono ben strutturati, mediamente profondi e con alta componente di lapilli, sono impiantati i Cabernet Sauvignon e Franc, il Cesanese, il Merlot ed il Petit Verdot mentre a quote leggermente più basse, è coltivata la Malvasia Puntinata.

Nei vigneti di Marmorelle, dove i terreni da mediamente profondi a profondi, calcarei e molto argillosi, esaltano ancor più le qualità aromatiche specifiche di queste varietà, sono state impiantate: la Falanghina, il Greco e la Malvasia Puntinata. A queste uve, si affiancano il Trebbiamo Toscano, la Malvasia di Candia, il Bombino, il Grechetto e lo Chardonnay.

In questo corpo aziendale sono presenti i primi vigneti rossi di Sangiovese e Cesanese, impiantati nel 1970 dalla famiglia; a questi si affianca il primo vigneto di Cabernet Sauvignon impiantato agli inizi degli anni ’90 che in questo “terroir” raggiunge una maturazione ottimale che contribuisce a dare al vino un’impronta particolare di longevità ed eleganza.

In località Marmorelle è presente, inoltre, la moderna cantina di vinificazione che fronteggia un antico casale nei cui locali sono collocate grandi botti di rovere francese per la conservazione dei vini rossi e barriques di acacia per la fermentazione del passito. Nelle nicchie delle grotte sottostanti, sono presenti le barriques di rovere francese e le bottiglie per l’affinamento dei vini rossi e bianchi.

La forma d’allevamento varia dal tradizionale cazenave ai moderni e razionali cordone speronato e guyot, meno produttivi, ma più adatti per fornire vini di maggiore concentrazione. Le viti hanno da 10 ad oltre 30 anni d’età e la densità d’impianto varia dai 3.000/4.000 ceppi per ettaro per i vini bianchi ai 5.000/7.000 ceppi per ettaro per i vini rossi.

La tenuta di Cerveteri, che in un documento del 1254 risultava proprietà della famiglia Normanni, fu acquistata a più riprese da enti religiosi e da alcune famiglie della nobiltà romana. A partire dal 1469 fu di proprietà dei Mattei, che succed ttero agli Anguillara e agli Alessandrini. Ai Mattei si deve la costruzione della torre costiera di Primavera (1574) e il restauro del Castello (1569), ora denominato Rospigliosi, che già esisteva nel 1300 sotto la denominazione di Villa san Giorgio. Attorno ad esso, nel medioevo, si sviluppò un piccolo borgo, ancora oggi visibile, sorto sull’antica colonia di Fregenae, come attestano alcune strutture di età romana e medievale visibili sul retro del Castello. Nel 1683, l’azienda fu ceduta da Alessandro Mattei ai Pallavicini che ne conservano ancor’oggi la proprietà.

La Tenuta dei Cerveteri di circa 546 ettari, detta anche “Tenuta di Montetosto”, si estende dal mare fino alle falde dell’omonimo Monte. Qui nella zona pianeggiate sono coltivati: cereali, foraggi, colture ortive diverse; mentre alle pendici del Monte sorge un nuovo vigneto dedicato alla produzione di prestigiosi vini rossi dal grande avvenire. Un territorio collinare assolato, sassoso, ed austero, battuto dai venti e affacciato sul mare.

Nella collina di Montetosto, a circa 150 m sul livello del mare, la famiglia Pallavicini ha individuato la collocazione ottimale per l’impianto di nuovi vigneti che attualmente si estendono per circa 14 ettari. A questa quota, il terreno diventa ricco di struttura calcarea, ciottoloso, finanche marginale e in tali condizioni estreme, dove l’uva è baciata dal sole e accarezzata dalla brezza marina, sono stati impiantati cloni nobili di Sangiovese, Merlot e Shiraz ad altissima densità (circa 6.000/7.000 piante ad ettaro) proprio per esaltare le grandi potenzialità di questo territorio. In particolare, il microclima caldo e asciutto e la tipologia del terreno molto calcarea, con uno scheletro abbondante, cedono un’impronta caratteristica di grande riconoscibilità e fanno del vino, qui prodotto, un vero outsider.

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