“Ricerca e sperimentazione”: per i soci Assovini Sicilia fattori strategici per migliorare la compe

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Tipicità e qualità sono divenuti oggi fattori strategici per competere nel mercato globale del vino. Queste peculiarità sono state riconosciute a livello internazionale ai vini made in Sicily, ma per consolidare il successo ottenuto è necessario ottimizzare le scelte qualitative tanto in campo quanto in cantina e per farlo è indispensabile per Assovini Sicilia puntare sulla ricerca e sulla sperimentazione e, soprattutto, sul trasferimento delle conoscenze ai produttori. Da questa necessità è nato l’incontro che Assovini ha chiesto di organizzare all’Assessorato regionale all’Agricoltura e Foreste presso il Centro per l’innovazione della filiera vitivinicola di Marsala Ernesto del Giudice e presso i relativi campi sperimentali.  Lo scorso 27 agosto un’ampia rappresentanza di produttori e tecnici delle aziende che aderiscono ad Assovini hanno avuto la possibilità di apprendere dal professore Attilio Scienza, dal professore Rocco Di Stefano, dalla Professoressa Romano e dal dirigente dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, Dario Cartabellotta, quelli che sono ad oggi i risultati  del progetto di “Valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani”, studio che mira al recupero, alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio ampelografico isolano.

Sei le aree di intervento del progetto: selezione clonale di quelle varietà che mostrano la presenza di numerosi biotipi che per caratteristiche produttive e qualitative si differenziano dai valori medi rilevati nella popolazione del vigneto stesso; studio della piattaforma ampelografica al fine di recuperare e conservare la biodiversità della piattaforma ampelografica siciliana; selezione sanitaria necessaria a garantire l’assenza nei presunti cloni di agenti virali e virus simili; caratterizzazione enologica basata sullo studio della composizione varietale delle uve ed esecuzione di microvinificazioni dei biotipi individuati; caratterizzazione enologica e genetica di microrganismi autoctoni e interazione con i migliori cloni dei vitigni Nero d’Avola e Inzolia in quanto è ampiamente dimostrato che ceppi differenti di lieviti vinari, metabolizzando i costituenti del succo d’uva, producono numerosi composti volatili in grado di influenzare l’aroma e il flavour di un vino in maniera significativa; effetti salutistici del vino siciliano e valutazione della concentrazione di trans-resveratrolo e di altri composti stilbenici.


Ad oggi 480 sono state le aziende monitorate; 3.300 i ceppi individuati in rappresentanza di 19 principali vitigni siciliani; 50 i vitigni antichi individuati. Soddisfatto dell’interesse mostrato dalle aziende Assovini si è detto il dirigente dell’Assessorato regionale all’Agricoltura Dario Cartabellotta.


“L’incontro sollecitato da Assovini Sicilia – afferma Dario Cartabellotta – è servito non solo per fare il punto della situazione sullo stato dell’arte del progetto, ma anche per fare in modo che i risultati relativi ad esempio alla selezione clonale o ai lieviti possano essere concretamente sperimentati dalle aziende private. E’ indispensabile in questa fase che pubblico e privato lavorino sinergicamente al fine di dare vita ad uno sviluppo competitivo del comparto vitivinicolo”.


Estremamente interessante è stato giudicato l’incontro da parte del consigliere delegato di Assovini Sicilia, Elio Marzullo, il quale ha ribadito la totale disponibilità dell’Associazione a trasferire quelli che sono i risultati ottenuti nella ricerca e sperimentazione alle proprie aziende. Di ricerca come fattore strategico per il comparto vitivinicolo ha parlato il professore Attilio Scienza.


“Alla luce delle nuove esigenze emergenti nel mondo del vino – dice il professore Scienza – i produttori siciliani hanno finalmente compreso l’importanza della ricerca e della sperimentazione. Istituzioni e mondo imprenditoriale devono lavorare insieme per far trasformare i risultati ottenuti in leve competitive”.


Sull’attività del laboratorio del Centro Ernesto del Giudice sui risultati ottenuti per quanto concerne la messa a punto di metodi per l’analisi degli aromi, dei polifenoli e dei metaboliti secondari si è soffermato il professore Rocco Di Stefano consulente scientifico del Centro Ernesto del Giudice.


“Il laboratorio – spiega il professore Di Stefano – in linea con i maggiori centri di ricerca internazionali effettua tra le altre attività: le curve di maturazione e caratterizzazione polifenolica ed aromatica dei biotipi in osservazione; le microvinificazioni con tecniche di vinificazione varietale al fine di esprimere i caratteri varietali dei singoli biotipi; analisi sugli aromi, polifenoli, metaboliti secondari e la messa  a punto di pratiche enologiche. Le informazioni acquisite ci aiuteranno a comprendere quali dei biotipi in osservazione possono rivelarsi idonei all’ottenimento di vini di qualità”.

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