Langhe DOC Già Fontanafredda… advertising

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Ormai da giorni su Internet, in particolari in diversi blogs del settore, non si fa altro che parlare del nuovo prodotto di Fontanafredda. Il nuovissimo Langhe DOC Rosso Già. Un vino giovane (non novello) a bassa gradazione (11°) destinato all’uso quotidiano. Insomma un vino semplice da bere. Il vino è stato messo in commercio ufficialmente oggi, ma a quanto ne so si trovava già ieri in vendita in diversi negozi. In questo mio post comunque non vi parlerò ovviamente della qualità del vino, ma come mio solito analizzerò la campagna di advertising fatta dalla cantina Fontanafredda.

Ammetto che quando c’è il budget giusto, come evidentemente in questo caso, tutto è più facile. Con il budget giusto puoi fare la guerra!! Puoi raggiungere tutti i consumatori di vino, e pertanto potenziali clienti in un solo colpo. La comunicazione, e in particolare la pubblicità è fondamentale nel settore vinicolo indipendentemente dalla qualità del vino prodotto. E in Fontanafredda quel volpone di Oscar Farinetti lo sa benissimo. La campagna di advertising per il nuovo vino di Fontanafredda è una campagna a 360°. Fontanafredda ha utilizzato infatti, per quel che ho potuto vedere, diversi media: la televisione, su Canale 5 ho visto lo spot in seconda serata; la stampa, su “La Repubblica” ho visto che hanno occupato 1/4 di pagina; e ovviamente Internet, con un microsito fatto sviluppare ad hoc, e le immancabili presenze sui due più famosi social networks del momento, Facebook e Twitter. Passiamo adesso all’analisi vera e propria. Vi anticipo subito che ci sono luci e ombre un po’ ovunque. Sembra una campagna di advertising a metà.

La prima cosa che ho notato è l’incongruenza del video, cioè dello spot che gira in questo momento su Canale 5. Tutto molto bello, o quasi, Felice Marino, il vecchio che parla per intenderci, è bravissimo, la musica di Gianmaria Testa in sottofondo è stupenda, peccato solo per quei pochi secondi di video che inquadrano le grandi botti presenti nella cantina Fontanafredda. Un vero peccato. Il messaggio dello spot inoltre è fuorviante, sembra quello di un prodotto destinato ai soli vecchi, che ricordano di aver bevuto qualcosa di simile tanti anni fa. Al posto loro avrei spostato la telecamera alle spalle del simpatico Felice Marino, e avrei inquadrato magari una bella, sorridente, e fotogenica famiglia allargata a tavola, intenta a mangiare e a bere il vino in questione. Ma che ci volete fare, io non sono un esperto di comunicazione come i soloni a cui Fontanafredda ha affidato il lavoro ;). Una domanda che sorge spontanea è la seguente: ma nell’era di Internet conviene ancora investire su altri media, come per esempio la televisione? La risposta in questo caso è semplicemente sì. Presumo che il Langhe DOC Rosso Già di Fontafredda sarà prodotto in alcune centinaia di migliaia di bottiglie, quindi inizialmente visto che è un prodotto nuovo avrà bisogno di visibilità. Pertanto il passaggio in TV è assolutamente necessario.

Spostiamo adesso la nostra attenzione su un altro media, la carta stampata. Anche qui possiamo porci la medesima domanda: ma nell’era di Internet conviene ancora investire su altri media come la carta stampata? La risposta ovviamente è no! La carta stampata è in agonia in questo momento, quindi il mio consiglio per le tante cantine che si apprestano a fare pubblicità è quello di pensarci bene prima di buttare via i soldi. La pubblicità sui quotidiani non ha alcun senso, mentre quella sulle riviste di settore lo ha ancora per poco. Le cantine che hanno piccoli budget non dovrebbero neppure prendere in considerazione la carta stampata, ma esclusivamente la rete. Le campagne pubblicitarie su Internet consentono di misurare i risultati, al contrario invece la televisione e la carta stampata non lo consentono.

Già Langhe DOC pubblicità su quotidiano
Già Langhe DOC pubblicità su quotidiano

Rivolgiamo adesso la nostra attenzione su Internet, il mio campo di battaglia per intenderci. Cosa ha fatto Fontanafredda su Internet per promuovere il nuovo prodotto? Poco, e maluccio. Iniziamo dal microsito che potete visionare al seguente indirizzo web www.giavino.it. Esteticamente non è un granché, ma questo è solo l’ultimo dei mali. Il microsito non è ottimizzato per i motori di ricerca, e questo è invece un male. Il Già è un Langhe DOC (come loro stessi affermano), quindi se qualcuno cerca “langhe doc” nei motori di ricerca il microsito del prodotto dovrebbe apparire nelle prime posizioni delle SERP dei motori di ricerca, altrimenti si perde il cosiddetto effetto serendipity. E questo è purtroppo il caso del nuovo vino di Fontanafredda. Onestamente neppure se si cerca “fontanafredda” il microsito si posiziona nella prima pagina, alle spalle del sito ufficiale aziendale per intenderci. Boh, tutto questo non ha senso!

Già Langhe DOC sito web
Già Langhe DOC screenshot sito web

All’interno del microsito inoltre ho trovato diverse schede in formato pdf, ecco anche in questo caso bisogna ottimizzare i file pdf. Non bisogna mai dimenticare infatti, che motori di ricerca come Google, indicizzano anche i file in formato pdf, e li piazzano nelle prime pagine delle SERP, ovviamente se sono opportunamente ottimizzati. Inoltre, visto la potenza di fuoco messa in campo, perché non hanno previsto anche una campagna di viralizzazione video su Youtube. Non bisogna mai dimenticare infatti che Google propone nelle sue SERP anche video pubblicati su Youtube, ed ultimamente ho notato anche su Vimeo. Ovviamente anche in questo caso, e credo sia intuibile, i video devono essere ottimizzati per i motori di ricerca.

Non solo, in Fontanafredda inoltre si sono dimenticati delle campagne di advertising online, almeno fino ad ora non ne ho viste. Ma benedetti responsabili del marketing, con gli stessi soldi buttati via per fare la pubblicità sulla carta stampata, avreste potuto attivare diverse campagne banners su diversi portali del settore (e non solo) per tantissimo tempo. Campagne banners lunghe addirittura diversi mesi.

E ancora, ho visto in giro su diversi siti, una sorta di comunicato stampa. L’article marketing è cosa buona e giusta, ma bisogna anche saperlo fare. Una cosa che tantissime agenzie di comunicazione non sanno, e pertanto trascurano, è l’uso corretto dei link all’interno dei comunicati stampa. All’interno dei comunicati stampa infatti si devono sempre scegliere 2 o 3 parole chiavi importanti, e linkarle, scusatemi l’inglesismo :), al sito web del prodotto o ad una landing page fatta ad hoc. Così facendo, non solo si porta qualche visitatore in più sul sito web, ma si aiuta il posizionamento dello stesso sito nei motori di ricerca. La tecnica si chiama Link Building.

Per concludere questo mio articolo, vi dico adesso l’unica cosa che mi è piaciuta della strategia online seguita da Fontanafredda. L’utilizzo intelligente di Twitter. Nel momento in cui scrivo stanno infatti cercando di invogliare gli utenti del famoso social network ad inviare foto, video, e frasi focalizzate sul nuovo prodotto. Dal canto loro stanno Già pensando a come premiare i migliori. Forse sarebbe stato meglio sapere il premio Già in anticipo.

Già Langhe DOC screenshot Twitter page
Già Langhe DOC screenshot Twitter page

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25 Commenti

  1. grazie dei suggerimenti,ne farò tesoro. non sono un volpone, ma semplicemente uno che si sbatte. sbattendosi si commettono errori,naturale, ma qualche volta la si azzecca pure, sempre tra qualche errore. a giudicare dalle vendite di ieri,altissime dovunque, GIA’ sembra GIA’ un successo. il vino è veramente buono. la prego,lo provi. oscar

    • Prego signor Farinetti. Però ci tengo a precisare che il termine “volpone”, da me utilizzato sopra nel post, non è inteso in senso dispregiativo, ma al contrario in senso rispettoso, di ammirazione. Io ammiro le persone che si danno da fare, specialmente in periodi di crisi come questo. Indipendentemente dai risultati ottenuti. Nel panorama vitivinicolo italiano in questo preciso momento non si muove una foglia, tutti li ad aspettare tempi migliori, ma ad aspettare cosa? Non capiscono che non sarà più come prima? In futuro il mercato del vino sarà sempre più competitivo, pertanto quello che sta facendo lei è solo da ammirare. E non ha importanza se il suo nuovo vino non è un supervino. In fin dei conti non tutti possono bere Chateau Lafite, guidare una Ferrari, ed indossare un Rolex. C’è tantissima gente che si accontenta, ed è felice, anche con molto meno. Quindi le auguro tantissimo successo con il Già.

      Difficilmente potrò assaggiare il vino visto che vivo in Olanda, ma appena ritorno in Italia se capiterà l’occasione lo proverò. Spero però per lei, e per la sua azienda, che il vino sia intanto completamente esaurito :).

  2. premetto: sono un langhetto DOC, abito a pochi km da Fontanafredda, amo il vino ma forse ancor di più la comunicazione, particolarmente quella on line essendo il mio lavoro…

    dico anche io la mia….

    partiamo dallo spot tv: quando l’ho visto in anteprima sul web sono rimasto incollato al pc per circa 40 minuti, continuavo al termine del filmato a cliccare nuovamente su “ripeti filmato” perchè mi ha letteralmente stregato…

    nei venti minuti successivi ai 40 ho inviato diverse email ad amici per condividere la bellezza di questo filmato.

    solo dopo, e solo dopo aver letto le polemiche su diversi blog mi sono fermato a pensare al fatto che nelle colline di Serralunga ci sono vini eccezionali, ma trattasi del Barolo e non certo del “vinot” e solo dopo mi sono soffermato a pensare che in effetti non è corretta l’immagine della botte per un vino che non ha visto la botte ma solo l’acciaio…….

    solo dopo, solo dopo, prima mi sono “semplicemente” emozionato il che, a mio avviso, è ciò che conta per uno spot per cui al di la delle polemiche per me quello spot vale 10+lode

    non concordo con la necessità di inserire una immagine della famiglia felice, per me lo spot è perfetto così, con Felice Marino e basta, di famiglie felici sono pieni gli spot.

    ho letto in giro che secondo qualcuno questo è uno spot “fatto da piemontesi per i piemontesi”; sarò di parte essendo io un piemontese ma per me è uno spot fatto da piemontesi (e si vede, in positivo…) ma può essere apprezzato da chiunque perchè ha “amima”

    passiamo alla carta stampata: non concordo con admin e sono dell’idea che per la cantina in questione (forse è meglio dire per Oscar Farinetti) abbia senso continuare ad investire sulla carta stampata purchè continui a farlo con “Eataly style” così come sta facendo……le sue pagine hanno un’anima e per un lettore abituale di un quotidiano si riconoscono subito, sia che si parli di Eataly, sia che si parli di Fontanafredda, della nuova fondazione ecc…ecc..

    per cui concordo con admin, non ha senso per altre realtà ma a mio avviso continua ad averlo per Oscar Farinetti.

    veniamo al web, qui mi sento di dire la mia più che in altri ambiti

    ma voglio farlo da langhetto amante della comunicazione on line e non da tecnico..

    lascerei perdere il microsito non ottimizzato per i motori, i pdf non ottimizzati, article marketing senza keyword, le campagne non pianificate (anche se qui, sinceramente, mi permetto di dissentire, io avrei pianificato…) ecc…ecc…

    quello che è stato fatto on line non manca solo di strategia e pecca di quanto sopra, manca principalmente di anima, a differenza di tutti gli altri canali di comunicazione…….

    …cazzarola manca di anima, la pagina su Facebook è semplicemente “triste”, ma non perchè ha 600 miseri amici, perchè è mancante di quello di cui sono zeppe le altre comunicazioni di Oscar Farinetti, l’anima…

    potranno piacere o non piacere così come potrà piacere o non piacere il modo di comunicare di Oscar Farinetti e delle sue aziende ma sicuramente non gli si può imputare di non metterci del suo e così facendo di trasmettere l’emozione di chi “ci crede”

    (vedi il video di presentazione del nuovo Eataly a NY, spettacolo…
    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=128&ID_articolo=291&ID_sezione=280&sezione=)

    sapete cosa ho pensato guardando il sito di giàvino, la pagina Facebook e quanto fatto on line per il lancio di questo nuovo vino? ho pensato che Oscar Farinetti ancora non creda in internet e che per questo media abbia semplicemente demandato senza curarsi troppo di cosa ne sarebbe successo….con risultati a mio avviso poco gradevoli….

    che Farinetti non creda in internet lo si può anche evincere dal sito di Eataly (http://www.eataly.it) a mio avviso non all’altezza del resto della comunicazione per Eataly.

    mi spiace dal punto di vista professionale/personale che Oscar Farinetti non creda in internet e che non dedichi un pò delle sue risorse (non economiche ma emozionali) ma se così è avrà i suoi motivi, che a mio avviso non sono buoni ma che sicuramente lo saranno per lui…

    quello che io penso è che se dal punto di vista della comunicazione Oscar Farinetti ha sempre fatto grosse cose così non ha fatto per la rete e che forse sarebbe stato meglio non fare nulla anche in questo caso…

    per finire…..sabato mattina sono partito alla ricerca di Già, ero al supermercato Leclerc dove non ne ho visto traccia, allora sono andato direttamente in azienda, da Fontanafredda dove ho saputo che il vecchio negozio era stato chiuso e che il punto vendita si trova ora all’interno dei locali che ospitano la Fondazione E. di Mirafiore….in una location semplicemente splendida…vale la pena una visita…

    Ho acquistato alcune bottiglie di Già che ancora non ho bevuto ma la sensazione è stata quella di aver esaudito un desiderio, soddisfatto un bisogno…….

    ah..benedetto (o maledetto?) marketing…… :-)

    • Puoi dire tranquillamente anche la tua Marco, ne hai pieno titolo :)

      Però voglio fare una precisazione sul video, io non intendevo estromettere Felice Marino dal video, ma includere anche la “famiglia” a tavola con lo stesso Marino. Così facendo lo spot sarebbe stato sicuramente da 10 e lode. Se gli spot che girano in televisione sono pieni di belle famiglie felici un motivo ci sarà, non credi? Semplicemente perchè il ritorno c’è! La maggior parte delle persone ha bisogno di immagini serene, allegre, insomma tranquillizanti, specialmente in un periodo di crisi come questo.

      Per quanto riguarda la comunicazione sulla carta stampata, rimango della mia opinione. Personalmente in questo caso, io non avrei investito un solo centesiomo sulla carta stampata. Proprio per la caratteristica intrinseca del media, impossibilitato a fornire dati sui risultati eventualmente raggiunti. Con la televisione e la carta stampata esiste un solo modo per valutare i risultati, fare prove, prove, e ancora prove, e analizzare i dati delle vendite negli stessi periodi. Ma tutto ciò richiede parecchio tempo, anche diversi anni. E purtroppo il mercato non aspetta nessuno, va che è una bellezza. Se sbagli rischi di rimanere indietro di anni rispetto alla concorrenza. La comunicazione sulla rete invece è tutta un’altra musica, praticamente si può misurare e tracciare qualsiasi comportamento del navigatore/consumatore, e i risultati li hai in tempo reale, e questo tu lo sai benissimo. Sulla rete a parità di investimento il ritorno è molto superiore.

      Per quanto riguarda la comunicazione sulla rete, io sono tra quelli che si auspicano una apertura di mente dei produttori di vino nei confronti della comunicazione online a 360°. Perchè diciamolo chiaramente, si muovono tutti con i paraocchi, come i cavalli. Non fanno nulla, e soprattutto non interagiscono con i potenziali consumatori. Tutti fanno pochissimo, e soprattutto male. Una cantina che va online, deve farlo in maniera professionale. Quindi sito web impeccabile, contenuti di qualità, e questo significa anche immagini e video di qualità. E se sei online, se vuoi portare visitatori sul tuo sito, tutto, e dico tutto deve essere ottimizzato, quindi non solo il sito web, e cioè le pagine, ma anche tutto il resto. Purtroppo i tassi di conversione sono quelli che sono, e visto che solo i grandi possono vantare tassi di conversione a due cifre, e tutti gli altri possono essere contenti con tassi di conversione tra l’1% e il 5%, e chiaro che devi ottimizzare tutto per aver sempre un numero maggiore di visitatori. Più visitatori, più vendite. E quindi tutto è necessario, campagne banner su portali di settore e non, campagne PPC come GoogleAdwords, socializzare su Facebook e compagni, e così via.

      Concludo chiedendoti di pubblicare qui le tue impressioni sul nuovo vino di Fontanafedda appena lo hai degustato. Sono curioso di sapere la tua impressione da langhetto doc :), ciao a presto.

  3. ottima riflessione… sono andato a spulciarmi i lavori fatti dalla web agency che ha realizzato Già… ecco secondo me l’errore (che è strategico come detto sopra) sta pure nella scelta del fornitore… per carità nulla da dire contro quello del caso che darà un ottimo servizio di software e web design ma forse, guardando i lavori passati, questa volta ad Oscar serviva un fornitore più complesso che avesse un’esperienza strutturata sui social media e sul web 2.0 in genere… oggi per un lavoro di web marketing a 360° sono necessarie delle competenze eterogenee e strutturate che sappiano di SEO come di SMM, di PR on line come di mobile… ovvio che un fornitore così non le può avere (da solo) con tutto il rispetto. Questo non vuol dire che bisogna andare a svenarsi dalle agenzie milanesi, ma vuol dire avere una visione di sistema.

    Due note infine.
    Nota1: il contatore grigio su grigio non si può vedere… questo non è web design…
    Nota2: complimenti a Oscar che ha messo in rassegna stampa anche questo articolo ;)

    • Solitamente non è una mia abitudine criticare cosa fanno gli altri. A me piace pensare che il risultato di una strategia on-line dipenda esclusivamente dal budget limitato, e non dalle limitate capacità di chi ha seguito e realizzato il lavoro. La mia è una visione positiva della vita :). Purtroppo l’Italia è un paese di improvvisatori, quindi tutti sanno fare tutto. E tutto ciò vale anche per le tante web agency o peseudo tali. Fino a circa 5/6 anni una sola persona poteva ricoprire tutti i ruoli, ma oggi difficilmente una persona può farlo, manca il tempo materiale per rimanere al passo con le novità del settore. Non è strano pertanto vedere grandi web agency con tutte le figure del web che svolgono il proprio lavoro separatamente (web design, web developing, seo, web marketing, etc. etc.), e anche in questo caso si corre il rischio di prendere cantonate. Su una cosa sono sicuro, i lavori fatti bene costano, e anche parecchio, alle aziende pertanto consiglio sempre cercare di trovare il compromesso tra qualità e costi.

  4. @admin, @davide

    cerco di rimanere in ambito esclusivamente web (per mancanza di tempo, se ne avessi di più mi piacerebbe continuare il confronto anche sulle altre attività legate a Già)

    è vero, i produttori di vino fanno poco o nulla, qui nelle Langhe ne ho visto uno solo che a mio avviso sta facendo un bel lavoro mentre in tutti gli altri c’è immobilismo o, peggio ancora, diffidenza e addirittura in alcuni casi ho colto una antipatica superiorità del tipo “ma no figurati a noi produttori cosa può servire internet” frase che ho sentito da gente che gira il mondo a vendere vino…..mah…

    vorrei però fare un’ulteriore suddivisione, sempre parlando di advertising on line e vorrei dividere l’attività classica (SEO, SEM, DISPLAY, EMAIL MARKRTING) dalle attività di social media marketing.

    a mio avviso se nel primo caso si può parlare di budget, scalta del fornitore ecc.. che, per forza di cose, va ad influenzare il risultato finale nel secondo caso è un discorso molto più ampio…

    a mio avviso appaltare attività di social media marketing a terzi è molto più complesso che appaltare attività “classiche”; io continuo a sostenere che il social media marketing debba essere fatto, se si vuole fare, dall’interno e non possa essere demandato ad agenzie esterne che, per quanto possano essere brave e di buone agenzie ce ne sono sicuramente, non potranno mai conoscere un’azienda nell’anima e di conseguenza non potranno trasferire questa anima alla rete…

    anche se sono un langhetto non ho mai conosciuto Oscar Farinetti ma, pur non conoscendolo, se dovessi dire chi nella sua azienda lui potrebbe scegliere per fare bene social media marketing mi viene da dire che……dovrebbe scegliere se stesso perchè la necessità è quella di trasmettere in rete, e con le regole della rete, la stessa anima che trasmette quando parla in un tv, quando comunica sulla carta stampata, la stessa anima che è riuscito a trasmettere nello spot e che, a mio avviso, non è riuscito a trasmettere on line..

    ovviamente questo scenario non è ipotizzabile per cui secondo me se in questo tipo di attività continuerà a credere ed investire cercherà all’interno del suo staff di crescere qualcuno che possa fare questo come se lo facesse lui stesso e credo che da buon langhetto quale Farinetti è (per cui con una sottile diffidenza) si guarderà bene dal lasciarsi “abbindolare” da qualche solone ma cercherà di trovare qualcuno di cui si fiderà ciecamente e che conoscerà, oltre alle importanti regole della rete, anche l’angolo più remoto dell’azienda e del suo pensiero…

    sono davvero curioso di vedere come proseguirà, se proseguirà, l’approccio del web da parte di Oscar Farinetti…

    • Concordo su tutto al 100%, ma almeno dimmi qual’è la cantina piemontese che sta facendo così bene, così ci scrivo un bell’articolo sopra.

  5. @tutti

    dimenticavo la cosa più importante, non ho ancora assaggiato Già; per ora ce l’ho ancora nello studio dove l’ho usato come soggetto fotografico, per ora è ancora un “oggetto del desiderio” (realizzato) ma presto si trasformerà in quello che realmente è e cioè “na buta da destupè per fè festa” :-)

    • Fammi sapere, senza premura comunque quando lo bevi. La traduzione la potevi anche aggiungere, io il piemontese non lo capisco, posso solo intuirlo il significato… scusami ma sono un povero siciliano che vive in Olanda.

  6. fabio ti dovrei contattare a mezzo email ma non trovo traccia di una tua email su questo sito, ho bevuto troppo Già o proprio non c’è?

  7. @admin

    una realtà della zona (ricordo, Langa) che a mio avviso sta facendo un bel lavoro on line in termine di social media marketing è l’Azienda Agricola Rivetto

    al di la del sito istituzionale (www.rivetto.it) c’è il blog scritto da uno dei titolari, Enrico, che a mio avviso è un ottimo esempio di comunicazione on line; racconta la “quotidianità” della cantina, dalle degustazioni in giro per il mondo ai lavori in vigna.

    c’è la presenza di Facebook, Twitter, Youtube ma c’è soprattutto la passione per il proprio lavoro e l’abilità a trasmettere questa passione con le parole.

    e questa non la compri da nessuna agenzia, per quanto brava!

    a me questo modo di comunicare è piaciuto molto.

  8. Marco, concordo con le tue considerazioni circa la campagna Già e anzi, la vedo anche più estrema. Mi sembra che in realtà l’attenzione al web ci sia, nella campagna, ma il dispiegamento della comunicazione online sia molto carente e quindi inceppi la strategia generale.

    Penso che ogni campagna vada studiata come una “storia” da raccontare ai consumatori, ma che soprattutto preveda una “storia” per loro, cioè una strada che possano percorrere per 1) saperne di più, 2) acquistare il prodotto, 2) lasciarsi coinvolgere nella storia di marca e quindi condividere la loro scoperta con gli amici. Nella strategia di Già, secondo me, manca proprio una integrazione di questi passaggi.

    Hai ragione quindi a dire che è (relativamente) facile trovare bravi professionisti che realizzino buoni prodotti di comunicazione, ma la qualità della comunicazione sta nella rilevanza del messaggio e nella sua efficacia sul piano di business. Non è quindi detto (lo diranno i numeri e io concordo con te nella previsione positiva) che lo spot sia efficace. Ciò che si può rilevare adesso è che la strategia generale manca di alcuni elementi, e la responsabilità è della pianificazione a monte, e quindi del ruolo che dovrebbe avere l’agenzia. [Disclosure: io sono un langhetto, ma lavoro in un’agenzia di Milano :) ].

    Sullo stesso principio, è vero che la passione si trasmette spesso con il coinvolgimento in prima persona del responsabile, ma non è detto che sia sempre la strategia giusta. È vero che non puoi comprare la passione da un’agenzia, ma certamente puoi farti dire da un’agenzia qual è il modo più efficace per trasmetterla. Altrimenti rischi di avere una strategia zoppa, come nel caso di Già.

  9. ciao Giorgio,
    piacere di conoscerti seppure se in modo virtuale; ho sempre sostenuto che i langhetti che portano il “Langa style” in quel di Milano possano fare la differenza :-) (a dire il vero non so perchè ho sempre avuto questa idea…)

    detto questo: non credo ci sia strategia di marketing on line nella campagna di Già e per questo credo non si sia inceppato qualcosa, io credo che questo qualcosa non ci sia stato e sia stato lasciato al caso….

    mi piacerebbe davvero leggere la posizione di “Già” su questo post; il blog che ospita questo post è nella rassegna stampa del loro sito ufficiale, se ci fosse una strategia di social media marketing mi aspetterei un loro intervento ufficiale al di la di quello del patron Oscar Farinetti.

    sulla seconda parte del tuo post che dire? io credo che la loro strategia riguardi la pianificazione stampa e tv e non tenga conto del web dove sostengo sia stato fatto qualcosa così, giusto perchè non si voleva non fare proprio nulla…ed io immagino che strategicamente questa pianificazione sia stata fatta bene ma qui davvero preferisco non cimentarmi perchè non ho competenze specifiche…

    sull’ultima parte…bell’argomento, sicuramente hai ragione perchè andare a briglie sciolte è un macello ed è pericoloso, specialmente se non si conosce il media e ci si muove seguendo le emozioni; ci andrebbe il giusto equilibrio e se è vero che le linee guida possono e forse devono essere definite con un’agenzia secondo me è altrettanto vero che è importante che la comunicazione non perda la genuinità e per questo sostengo debba essere “l’azienda” a parlare con uno dei suoi uomini che conosca si le regole del web ma ancor meglio l’anima dell’azienda…

    Vogliamo rilassarci un attimo?

    Vi raccondo una storia, questa storia 7 protagonisti: una “mica” (pagnotta ndr) di pane, un salame, un pezzo di gorgonzola, un piatto di tajarin (tagliatelle ndr) fatti e tagliati a mano da mia mamma, un uovo di cortile (da galline di mio padre) ed una bottiglia da un litro di Già

    loro sono in 6, il 7° protagonista sono io, che mi sono deliziato di quanto sopra ieri sera a cena e che ho finalmente trasformato “l’oggetto del desiderio” in quello per cui è stato realmente creato…una bottiglia da bere.

    Già mi è piaciuto, ma non ne avevo dubbi, l’ho trovato fresco, piacevole e beverino e non mi dilungo in analisi tecniche in primis perchè non ho le competenze e poi perchè qui si parla di marketing per cui non siamo nel posto giusto, quelle si fanno nei blog dei massimi esperti di vino.

    Io non lo sono e (credo) neppure quelli a cui è indirizzato questo prodotto per cui io penso (per loro) sia importante che dicano “mi è piaciuto” quelli come me, quelli che amano bere un bicchiere di vino a tavola e sono stati attratti dallo spot in tv o sulla stampa e che si sono lasciati convincere sulla spinta emotiva e che hanno ritrovato nel bicchiere quello che era stato loro promesso…

    Nota e chiudo: ne ho bevuto poco meno di metà bottiglia (questa sera proseguo) ero a casa e quindi dopo non ho dovuto guidare…mi raccomando, questi vini freschi vanno giù che è un piacere…….fanno solo 11° ok, ma dopo un pò si è brilli ugualmente.

    Bevete responsabilmente! :-)

  10. @Marco, si Rivetto già lo conoscevo, lo seguo già da alcuni mesi. Enrico, che io non conosco, si da molto da fare con la comunicazione utilizzando praticamente tutto quello che c’è da utilizzare, e pertanto è da ammirare, tuttavia ancora non mi ha “impressionato”. Certo rispetto al panorama vitivinicolo italiano, sembra un marziano, visto che tutti (o quasi) gli altri non fanno nulla.

    @Giorgio, molto bella la comunicazione basata sulla storia da raccontare, con tutti i vari passaggi. E’ semplicemente perfetta per una cantina che va sul mercato con un nuovo vino! Però richiede sicuramente una attenta pianificazione, oltre che un bel budget a disposizione, e purtroppo tantissime cantine italiane, essendo piccole e a conduzione familiare non se lo possono permettere. Forse Fontanafredda avrebbe potuto, se non avesse buttato parte del budget per la pubblicità sulla carta stampata.

    Ancora @Marco, io non ho ancora bevuto il Già, ma se quello che mi racconti tu è vero, allora Fontanafredda ha fatto il vino giusto. Lo spost parla di un vino semplice e piacevole, destinato ad un certo tipo di consumatori di vino. Consumatori che generalmente amano bere un bicchiere di vino a tavola, e amano farlo senza troppe pretese, non si aspettano una Chateau Lafite, ma neppure un vinello troppo commerciale. Insomma un vino semplice, ben fatto, e beverino per un uso quotidiano. Concludendo se il prodotto avrà successo, sono sicuro che quelli di Fontanafredda ci faranno avere i dati con i trend di vendita qui su questo stesso sito ;-)

  11. @Admin Non ho mai incontrato marziani, ma immagino siano abbastanza “impressionanti” dal vivo… Sto ovviamente scherzando, mi ha fatto molto piacere il tuo commento e ti invito se sei in Piemonte a venire a trovarmi, la mia azienda non è solo virtuale! Per me questo blog è uno sforzo mentale notevole, è come iniziare un nuovo lavoro di cui non conosci nulla, ma ci credo e mi piace. Non dimenticare che produco Barolo e sono abituato a vedere i risultati del mio lavoro a distanza di anni. Sono circa 10 mesi che ho iniziato questa avventura e solo adesso comincio a capire qualcosa di questo mondo. Cerco di mostrare tramite la rete, chi sono e che cosa la mia azienda fa, spiegando il perché di alcune scelte; credo per un produttore di vino questa possibilità debba essere sfruttata al massimo. A presto e Buon Natale

    • Ciao Enrico, quello che fai è ammirevole, davvero, ma ci vuole pazienza anche su Internet. I risultati non arrivano subito, ci vuole tempo te lo assicuro, come tutto d’altronde nella vita. In ogni caso se fatto bene “il lavoro” sulla rete può dare anch’esso grandi soddisfazioni. Buon Natale anche a te!

  12. @admin: non credo che per seguire uno schema narrativo servano grandi budget. Anche una piccola pubblicità o un blog o una campagna “social” sono racconti e quindi funzionano solo quando si svolgono in un intreccio, con le regole e le prassi della narrazione.

    Nel caso di Già, la campagna stampa secondo me ci stava nel media mix, il problema è stata l’incoerenza tra i messaggi stampa+sito contro lo spot in tv. In questa ottica ti do ragione nel dire che una campagna ben coordinata può costare più di una non coordinata, visto che certamente c’è qualche figura professionale in più da coinvolgere. Ma nel marketing ovviamente i budget e gli investimenti vanno poi confrontati coi ritorni :) E uno spot che è solo “bello” (ma isolato, contraddittorio, ecc.) rischia di essere uno spreco di budget rilevante, specie quando lo si affianca a campagne su nuovi media.

    • Non servono grandi budget, ma non sono neppure tanto piccoli. Le grandi cantine italiane sono in condizioni di poterle fare ma quelle piccole a conduzione familiare assolutamente no. Quando si tratta di investire denaro su Internet poi le cantine proprio non ci sentono. Semplicemente non sono aperte a Internet. Sono convinte che sia sufficiente fare un buon vino per venderlo, e che la comunicazione e la promozione sulla rete, qualunque sia la forma scelta, non sia utile. In questi ultimi anni ne ho viste di tutti i colori. Ma niente, la quasi totalità delle cantine rimane insensibile alle opportunità che la rete offre loro per raggiungere i potenziali consumatori/clienti. Hai perfettamente ragione nel dire che alla fine gli investimenti del marketing devono sempre confrontarsi con i risultati, e con Internet questo lo puoi fare, mentre al contrario con tutti gli altri media è tutto molto più difficile. Noi lo sappiamo, ma loro non lo capiscono.

    • Grazie per la segnalazione, peccato che la pagina su Facebook di Frescobaldi non sia pubblica. Tantissime cantine proprio non capiscono che il profilo deve essere pubblico!!! Quindi 1-0 per Tommasi Viticoltori. ;-)

    • Allora 1-1 alla fine del secondo tempo.

      Tranquillo è tutto nella normalità. Le nice urls o anche dette vanity urls possono attendere, i produttori di vino sulla rete si comportano come in cantine, si prendono tutto il tempo che vogliono. I loro orizonti temporali sono dell’ordine degli anni.

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