Cantine & Web: Il mio sito deve essere multilingua?

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Bella domanda! In teoria sì, ma in pratica ni! La domanda è sorta spontaneamente durante una delle mie solite navigazioni libere e senza meta sulla rete. E la visita del sito web della cantina Albino Armani di Dolcè (Verona) mi ha spronato a scrivere qualcosa a riguardo. I siti multilingua sono una componente essenziale per tutte le cantine. Su questo non c’è dubbio. Il mercato del vino è infatti un mercato altamente competitivo e concorrenziale, ma soprattutto globale. E non potrebbe essere altrimenti visto la tipologia del prodotto. Non necessariamente però tutti i siti di cantine devono essere multilingua. La creazione di un sito multilingua non è una cosa semplice, e oltre che costosa, spesso comporta anche parecchi problemi. Problemi che riscontro puntualmente nella quasi totalità dei siti web delle tante cantine italiane.

Screenshot sito web Albino Armani
Screenshot sito web Albino Armani

Per esempio non è raro trovare siti web che hanno la sezione non italiana in perenne costruzione, e cioè completamente mancante. Poi ci sono anche le cantine che partono bene. Il sito web è nuovo, allora loro partono sparati con le sezioni in inglese, e tedesco per esempio, per accorgersi dopo poco tempo che è troppo dispendioso in termini monetari, e le abbandonano. Così abbiamo siti con le sezioni in lingua straniera più vecchie di alcuni anni rispetto alla versione italiana. E lo si nota facilmente dalle news non più tradotte, e pertanto completamente mancanti. Nei casi migliori per la verità troviamo le micro news, e cioè le versioni ristrette delle corrispondenti in lingua italiana. Poi ci sono quelle cantine che siccome hanno venduto qualche cassa di vino in Russia, o in Giappone, oppure in Cina, si affrettano ad aggiungere le versioni specifiche per quei mercati, nella speranza del boom. Credetemi non sarà l’avere un sito web nella lingua del mercato che vi interessa a farvi vendere qualche cassa di vino in più. Ma soltanto la qualità dei vostri prodotti, e soprattutto la vostra capacità imprenditoriale.

Ma allora cosa bisogna fare? Semplice, se le vostre disponibilità economiche ve lo permettono, allora in questo caso basta aggiungere una sezione in lingua inglese. Tutti parlano inglese all’estero, soltanto noi italiani facciamo a pugni con le lingue straniere. E ve lo dice uno che vive all’estero. Ma mi raccomando la versione italiana e inglese devono viaggiare di pari passo. Se invece le disponibilità economiche per fare tutto ciò non ci sono, non preoccupatevi. Basterà mettere online una bella brochure in formato pdf in lingua inglese, sarà più che sufficiente. Dopotutto il traffico di visitatori proveniente dall’estero è molto limitato, si aggira intorno al 5%, solo nel caso di grossi nomi questa percentuale sale di un 10% circa. Inoltre, spesso i visitatori del sito web provenienti dall’estero sono italiani con attività di ristorazione o di distribuzione che vivono proprio in quei luoghi, quindi non preoccupatevi. Piuttosto che avere un sito web multilingua, al posto vostro io cercherei di avere un sito web, anche se solo in lingua italiana, con le contropalle, con contenuti di qualità, con un negozio di e-commerce, e con un blog, invece delle tante ciofeche che si vedono in circolazione.

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4 Commenti

  1. Sono daccordo o d’accordo 100% L’inglese è la lingua del importazione non importa se il tuo potenziale cliente o lead è Cinese, Tedesco o Olandese quando fanno una ricerca per un prodotto lo fanno in Inglese.
    E’ essenziale avere la parte in innglese del sito ben curata, tradotta e “edited”.

    Deika Elmi
    Marsala (TP)

    • Hai ragione Deika, la traduzione in inglese deve essere ben curata, e tradotta bene. Per le traduzioni ci si dovrebbe rivolgere sempre a un professionista, possibilmente di lingua madre inglese, e non alla ragazzina che si è appena iscritta in lingue al solo scopo di risparmiare. La stessa cosa accade per la realizzazione dei siti web, spesso le cantine si affidano al conoscente, o figlio dell’amico, o allo smanettone di turno, anche qui per risparmiare soldi.

  2. Salve,
    Condivido quanto affermato da Fabio che purtroppo c’è questa brutta pratica di rivolgersi al fratello, cugino, amico…un qualcuno “di”, pensando che si possa risparmiare ma che invece alla fine crea più danni che vantaggi.

    Non condivido affatto quanto affermato da Deika. E’ statisticamente non veritiero affermare che negli altri paesi cercano in inglese. E’ la solito baggianata che gira in Italia da quando mi occupo di digitale (15 anni). Gli stranieri, quando cercano, iniziano SEMPRE con la propria lingua madre. Poi successivamente passano eventualmente all’inglese perché le aziende non si aggiornano e non stanno al passo con i tempi! Ma dire che cercano solo in inglese è ASSOLUTAMENTE FALSO!

    Altra nota:
    Fare il sito in lingua può essere dispendioso, confermo, ma bisognerebbe andare più in profondità prima di scartare una lingua. Bisognerebbe chiedersi: quanti utenti acquistano il vino online? Sappiate che in Germania oltre il 25% del vino, viene acquistato online.

    • Ciao Mattias, piacere di conoscerti. Sono d’accordo con te Mattias, all’estero prima cercano nella lingua madre, e solo dopo in inglese. Io comunque sconsiglio quasi sempre di adottare altre lingue oltre a quella inglese, perché i costi possono essere eccessivi da sostenere. Le traduzioni in lingue “esotiche” costano molto ma molto di più e se il ritorno economico non c’è è meglio evitarle. Chiaramente bisogna analizzare caso per caso.

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