Il vino italiano cresce trainato dall’estero

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Vino italiano

L’Ufficio Studi di Mediobanca presenta l’aggiornamento annuale dell’indagine sul settore vinicolo italiano. Il faro è puntato su 111 società produttrici, tra cui tutte quelle con un fatturato superiore ai 25 milioni. Oltre al mercato italiano lo sguardo degli analisti abbraccia anche il panorama internazionale attraverso l’analisi aggregata di 14 tra i maggiori produttori mondiali (con vendite superiori a 150 milioni) e quella della dinamica di Borsa delle 46 aziende quotate nel mondo.

Tra i punti di rilievo: la robusta crescita del fatturato italiano nel 2013 (+4,8%) in controtendenza con il settore alimentare (+0,3%) e manifatturiero (-0,3%); il ruolo sempre più rilevante dell’export (+7,7%); la performance dell’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo che da gennaio 2001 è cresciuto del 225,7%; le attese positive per il 2014 dei produttori italiani (il 92% confida di non ridurre le vendite), anche se cala la quota degli ottimisti (solo l’8% prevede una crescita boom superiore al 10%).

L’indagine completa è disponibile per il download sul sito www.mbres.it

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Agli stranieri piace lo spumante italiano

E’ un 2013 da incorniciare per gli spumanti italiani che vedono aumentare le vendite all’estero del 10,3%. Ma il trend non è limitato ai soli spumanti: il fatturato estero dei maggiori produttori italiani cresce del 7,7% (in Italia la crescita è dell’1,8%) e traina il fatturato complessivo 2013 a un lusinghiero +4,8%. Una corsa, quella del vino italiano, che risulta ancora di più significativa se paragonata alla contestuale contrazione della manifattura (-0,3%) e alla debolezza delle industrie alimentari (+0,3%). Anche allargando lo sguardo a un orizzonte temporale più ampio il vino italiano conferma un trend di crescita costante. Nel 2013 le vendite complessive si portano del 24,1% sopra il livello del 2008 grazie soprattutto a una crescita dell’export del 40,4%, mentre le vendite nazionali si “fermano” a una crescita del 10,7%. Il fatturato manifatturiero è del 6,2% sotto il 2008.

Europa e Nord America fanno la parte del leone

Nel 2013 il 51% delle bottiglie che hanno varcato i confini nazionali sono state assorbite dall’UE con un incremento delle vendite del 9,2% rispetto al 2012. Il Nord America si conferma la seconda piazza estera per il vino italiano assorbendo il 32,7% dell’export e registrando una crescita del 3,9% rispetto allo scorso anno. Marginale il contributo dell’America Latina (1,4%) mentre il resto del mondo (Africa, Medio Oriente e Paesi Europei non UE) si attesta al 10,6% (in crescita del 14,9%).

Chi vince tra i top seller?

Al vertice della graduatoria 2013 per fatturato troviamo le Cantine Riunite-GIV con 534 milioni di fatturato e un miglioramento del 4,2% sul 2012. La piazza d’onore spetta a Caviro con 327 milioni e un incremento del +15,2% rispetto allo scorso anno. Terzo gradino del podio per la divisione vini della Campari (228 milioni, +15,8%); segue la Antinori a 166 milioni (+5,5% sul 2012) che si colloca in quarta posizione (sesta nel 2012) scalzando la cooperativa Mezzacorona quinta a 163 milioni (+1,7%); la F.lli Martini scende dalla quinta alla sesta posizione con vendite a 159 milioni (+0,5%) mentre guadagna la settima posizione la Casa Vinicola Zonin a 154 milioni (+9,9%) superando la cooperativa Cavit ottava a 153 milioni (-0,1% sul 2012); chiudono la top ten la Casa Vinicola Botter, nona (guadagna tre posti) grazie a una sorprendente crescita delle vendite (+30%), e la Enoitalia che, pur cresciuta del 13,2%, cede una posizione ed è decima.

Il record di crescita spetta tuttavia alla veneta Contri Spumanti che nel 2013 ha fatto registrare un incremento del 31,3% rispetto al 2012.

Se invece si guarda alla capacità di competere all’estero la palma d’oro va alla Casa Vinicola Botter Carlo & C. che realizza il 94,8% del proprio fatturato al di fuori dei confini italiani, seguita a stretto contatto dalla Ruffino (93,2%), dalla Masi Agricola (91,2%) e dalla Fratelli Martini Secondo Luigi (90%).

La nostra più grande azienda, Cantine Riunite-GIV, è settima a livello mondiale (preceduta dalla cinese Yantai).

Veneto e Toscana davanti a tutti

La classifica dei produttori in base alla forza dei loro bilanci vede in testa la veneta Masi Agricola, seguita dalla Casa Vinicola Botter, anch’essa veneta, e dalla toscana Antinori. Il Gruppo Cevico è la migliore cooperativa (quarta), davanti alle attività del Gruppo Santa Margherita. Le due regioni con le performance migliori sono Veneto e Toscana che riescono a piazzare nella Top10 rispettivamente cinque e tre società.

…e il 2014, sarà una buona annata?

Il 92% degli intervistati vede rosa e prevede di non subire un calo delle vendite per l’anno a venire. Se il settore mostra fiducia circa la solidità e sostenibilità delle proprie performance di vendita si restringe tuttavia il gruppo dei produttori “ottimisti”. Il numero di coloro i quali prevedono per il 2014 una crescita delle vendite superiore al 10% cade infatti dal 26,8% del 2013 (39,7% nel 2012) all’8,1%. Nell’insieme quindi permane un’intonazione positiva, ma senza gli exploit del 2011 e 2012 quando gli ottimisti sfioravano il 40%. Nessun produttore di spumante teme di perdere vendite nel 2014.

Anche alla Borsa piace il vino

Investire nel vino sembra essere stato un ottimo affare per chi ha saputo scegliere i produttori e i paesi giusti. Almeno questo è il dato che emerge dell’analisi della performance dell’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo elaborato da Mediobanca che da gennaio 2001 a marzo 2014 è cresciuto del 225,7%, un dato ben al di sopra delle Borse mondiali che hanno segnato un più modesto progresso del 61,8%.

Le migliori performance dei titoli vinicoli in termini relativi (ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali) sono segnate dal Nord America (+349,9%) e dalla Francia (+103,4%). Attenzione però, non tutte le piazze hanno registrato un dato positivo: Australia -33,6%, Cile -38,2% e Cina -68,6%.

Va segnalato infine che nel mondo sono 46 le società produttrici di vino quotate in Borsa, ma nessuna ha passaporto italiano. Tuttavia se la crescita dei produttori italiani continuerà a seguire i trend positivi fin qui descritti c’è da scommettere che presto anche questo dato andrà aggiornato.

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