Può un dipinto “invecchiare”? La prima idea del genere era venuta allo scrittore inglese Oscar Wilde, che ne aveva tratto il soggetto per Il ritratto di Dorian Gray. Adesso – mutatis mutandis, naturalmente – il fantastico diventa realtà, grazie a un’intuizione della pittrice fiorentina Elisabetta Rogai, che si è imbattuta in questo fenomeno mentre stava realizzando alcune opere d’arte con il vino, con una tecnica mai usata prima. Diversi artisti si erano infatti cimentati nell’impresa, provando a utilizzare un materiale come il vino rosso per realizzare dei quadri, ma l’esito non era mai arrivato a potersi dire pienamente soddisfacente. Ogni tentativo finora si era scontrato con ostacoli tecnici: la densità del vino, la volatilità dell’alcol, l’evidente limite nella “tavolozza” dei colori a disposizione, l’esigenza di limitare i lavori a tele di piccole dimensioni.
E’ stato necessario un lungo lavoro di ricerca e sperimentazione – l’analisi di un laboratorio scientifico dell’Università di Firenze unita alla versatilià di un’artista non nuova a innovazioni tecniche (basti pensare ai suoi dipinti su tela denim) – ma oggi i quadri wine-made sono una realtà. Gli eno-capolavori di Elisabetta Rogai sono realizzati su normali tele ma esclusivamente con vini rossi e bianchi, tranne il primo tratto di carboncino per delineare le figure. Nessuna aggiunta di colore o altri componenti sintetici: solo vino al 100%, che – proprio perché naturale – invecchia sulla tela riproducendo esattamente l’evoluzione del vino che ha luogo dentro una bottiglia.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Basta un confronto tra il quadro fotografato subito dopo essere stato dipinto e lo stesso quadro tre mesi più tardi:
E’ proprio questo aspetto, a rendere uniche al mondo le opere col vino di Elisabetta Rogai: man mano che passa il tempo, il dipinto “invecchia”, evolve sulla tela perché il vino passa dai colori tipicamente giovanili (violacei, melanzana, porpora) a quelli caratteristici dell’invecchiamento (mattone, ambrati, aranciati). Un processo che in cantina richiede diversi anni, sulla tela invece solo pochi mesi.
Come detto, è dalle pagine del Ritratto di Dorian Gray che non si sentiva parlare di un quadro che invecchia sulla tela. Con una differenza fondamentale, però: nel romanzo, il ritratto di Dorian Grey imbruttisce col tempo che passa, mentre i quadri della Rogai nascono e restano opere d’arte ma, per la natura dei colori con cui sono realizzati, mutano di tonalità col tempo. Ciò vale anche per il secondo dipinto, ultimato da pochissimo tempo e già parzialmente “evoluto”:
Per evitare che il processo di invecchiamento si protragga sine die la Rogai ha elaborato un sistema di fissaggio naturale che – pur lasciando mutare le tonalità – impedisce ai colori di sbiadire oltre una certa soglia. Al momento Elisabetta Rogai sta ultimando una prima serie di 5 quadri (il procedimento richiede tempi più lunghi rispetto a un normale dipinto, perché occorre lasciar passare più tempo tra una “mano” e l’altra) che presenterà in Toscana, per proseguire nel resto d’Italia con un tour nelle maggiori cantine artistiche e al Vinitaly di Verona (stand “I Balzini”).