Fulvio Bressan, vino e razzismo: un caso di web reputation negativa

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Fulvio Bressan Wine Maverick, si firma così questo piccolo e famoso produttore vinicolo di Farra d’Isonzo in Friuli Venezia Giulia. Maverick significa indipendente, ma è anche sinonimo di alternativo, dissidente, senza padroni, in parole povere un cane sciolto, uno che fa di testa sua e va per la sua strada, anche quando sbaglia. Ma chi è Fulvio Bressan? Non ho mai bevuto i suoi vini, quindi non posso neppure giudicarli, ma ho spesso letto di lui sulla rete, e mi sono fatto comunque un’idea del personaggio, sì perché di personaggio si tratta. E’ un personaggio ruvido, rustico, nel vero senso della parola, intransigente, una persona che fa quello che dice, e che dice quello che fa. Per alcuni, quelli che si fanno facilmente influenzare, Fulvio Bressan Wine Maverick è addirittura leggendario, mitico, un grande comunicatore. Personalmente non è il tipo di persona con cui vorrei trascorrere il tempo libero per ascoltare quello che dice, ma come già detto devo ammettere che è sicuramente un personaggio. Fulvio Bressan è uno che non passa inosservato, un po’ per la sua stazza, un po’ per il suo caratteraccio. Se passi tra la folla chiedendo gentilmente il permesso nessuno ti nota, ma se desideri farti notare allora devi necessariamente dare spintoni e spallate a destra e a manca, per non dire altro. Ecco, Fulvio Bressan pochi giorni fa si è fatto notare su Facebook per una sparata razzista sulla Kyenge, ministro dell’integrazione dell’attuale governo Letta. Potete leggere le sue esternazioni razziste nell’immagine sottostante.

Commento razzista di Fulvio Bressan su Facebook

Io, per fortuna, non sono la classica persona che si indigna velocemente, vi basta sapere che leverei anche il reato di diffamazione dal codice penale, ma tante persone hanno invece l’asticella del livello di indignazione molto bassa, quindi non ci vuole molto a far scoccare loro la scintilla. Con la sua sparata razzista Fulvio Bressan ha fatto scoppiare un putiferio in rete, che nel giro di poche ore ha raggiunto i quattro angoli del pianeta. Come ben sappiamo ogni frase scritta su internet può essere letta da milioni di persone e condivisa all’infinito fino ai quattro angoli del mondo. E’ così è stato con la frase scritta da Fulvio Bressan su Facebook che ha generato un “buzz” e un sentimento negativo sulla rete. In poche ore i vari blog, che avevano riportato le esternazioni di Fulvio Bressan, pullulava di commenti di persone indignate, ma anche i principali social networks come Twitter e Facebook non erano da meno. Commenti negativi arrivavano anche da oltre oceano, dove il produttore friulano a quanto pare è ben conosciuto. Commenti del tipo ” There are racists, and then there are the mentally ill. Bressan manages both. He shames everyone in the wine business.” oppure ” It seems Fulvio Bressan is having a mental breakdown. He really should seek some professional help. Also, “Wine Maverick”? Please, give me a break!” ma anche quelli di scherno che ho trovato su Twitter come nella figura sottostante erano il risultato delle sue esternazioni razziste.

Commenti di scherno sui vini di Fulvio Bressan

Io adesso non voglio scendere nel merito, anzi no, nel demerito delle affermazioni veramente fuori luogo e di cattivo gusto di Fulvio Bressan. Ritengo che ogni persona debba avere il sacrosanto diritto di dire quello che vuole, ed esprimere il suo pensiero, ma che lo debba fare nei limiti della decenza, soprattutto quando come in questo caso le affermazioni sono pesanti ed offensive. Ma mai sui internet! Fulvio Bressan ha sbagliato, e ha avuto la pessima idea di scrivere quello che pensa su Facebook. La domanda nasce pertanto spontanea, la sua reputazione online e offline è stata compromessa? A leggere i commenti delle persone su internet sembrerebbe di si, tante sono lo persone indignate che chiedono a voce alta di boicottare i vini di Fulvio Bressan, ma ci anche quelli (molto pochi per la verità) che prendono le difese del produttore friulano cercando di giustificarlo, di recuperare in un certo senso la situazione veramente incresciosa in cui si è venuto a trovare.

Boicottare i vini Fulvio Bressan

Il sentimento, cioè l’insieme dei commenti degli utenti rimane globalmente abbastanza negativo, e gioca a sfavore del produttore. Qualche piccolo problema commerciale nel breve periodo lo avrà sicuramente, poi per sua fortuna tutto andrà a finire nel dimenticatoio, e le cose ritorneranno tranquille come prima. Sono sicuro di quello che dico perché mi son permesso di fare una veloce analisi della sua presenza online. Mensilmente sono circa 200 le ricerche su Google che fanno uso del suo nome o marchio come parole chiavi, inoltre il suo sito web aziendale è così scadente che non genera traffico organico in corrispondenza di parole chiavi generiche, e la conferma mi arriva dal report generato con lo strumento di analisi Semrush, insomma non se lo fila nessuno o quasi sulla rete.

Analisi traffico organico sito cantina Fulvio Bressan

Se poi a tutto questo aggiungiamo che è un piccolo produttore vinicolo con una produzione vinicola di circa 50.000 bottiglie di vini, allora non deve neppure preoccuparsi, perché anche nel peggiore dei casi, e cioè di sentimento negativo online perdurante, potrà sempre vendere la sua piccola produzione di vini a tutti i razzisti in giro per il mondo. A parte gli scherzi :-) certo è che la macchia di vignaiolo razzista gli rimarrà appiccicata addosso per sempre.

In conclusione, ristoranti, alberghi, ma anche cantine, sono quel tipo di attività che dovrebbero prestare la massima attenzione a ciò che scrivono online, la reazione delle persona può generare un tale sentimento negativo che in alcuni casi può trasformarsi in boomerang dagli effetti commerciali negativi micidiali. Bastano infatti solo pochi commenti negativi per mettere a rischio la propria reputazione online e non solo online per sempre. Un numero sempre maggiore di persone si affida alle ricerche su internet prima di acquistare un prodotto o un servizio, e il vino è tra questi. Quello che le persone scrivono su internet su di voi spesso rimane in rete per sempre, a mo’ di biglietto da visita indelebile, come il marchio di razzista che purtroppo Fulvio Bressan si porterà dietro per sempre. Quindi riflettete prima di scrivere cazzate.

Una sola domanda prima di chiudere, ma voi comprereste ancora i vini di Fulvio Bressan?

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15 Commenti

  1. Vero! Non comprero’ più’ vini Bressan. Bisogna boicottare gente che si permette simili esternazioni (o anche peggio, vedi l’augurio ai figli dei finanzieri di morire lentamente di tumore). E non solo, ho divulgato la notizia a quante più’ persone potevo……

    • Beh, quello che Fulvio Bressan ha detto è veramente grave, purtroppo il tipo a quanto pare non è nuovo a sparate indecenti, e dovrebbe vergognarsi seriamente, ma purtroppo è un testa di legno che non cambierà mai. La cosa triste è che c’è gente che lo ammira e lo ritiene un grande comunicatore. Come ho già scritto nel mio post, non è il tipo di persona con cui vorrei trascorrere il tempo libero per ascoltare quello che dice, perché mi da l’impressione che sia un cazzaro per giunta anche volgare. Quindi ritengo che il boicottaggio dei suoi prodotti sia corretto.

  2. Not related to Bressan:
    Fabio! Adoro il tuo sito/blog. Uno dei pochi siti informativi, Ben scritti e facile da leggere. To seguo da anni, grazie, per Il follow Su twitter, Io non posso per via di limiti strani
    ed arbitrari di Twitter.
    keep up the good work!

  3. Ciao Dea, mi ricordo di te, grazie per i complimenti, e non preoccuparti per il follow su Twitter, non è un problema, continua a seguirmi però. A presto.

  4. Avrei qualcosa da rimproverare alle farneticazioni della Larner e di tutti quelli che sui blog dedicati da sempre al linciaggio di qualcuno hanno fatto una canea sulle dichiarazioni di Bressan, promuovendone il boicottaggio.
    Non mi risulta che la Larner (né alcun altro wine-eriter americano) abbia bandito in precedenza alcun vino fatto da conclamati nazisti sudafricani, tedeschi, argentini, francesi e austriaci. Troppo comodo invece boicottare Bressan sull’onda dei commenti su alcuni blog di almeno due produttori suoi concorrenti, rei in questo caso di concorrenza sleale. Una giornalista che si presta a quel gioco e’ una pennivendola. Franco Ziliani e Luciano Pignataro sui loro blog hanno invece inquadrato la questione in modo giusto, pur da convinzioni politiche
    diametralmente opposte, dando l’esempio di come si fa giornalismo del vino in modo serio e non soltanto per aprire stupidamente la bocca e starnazzare, oppure fare i fanatici per fomentare un altro linciaggio.
    Io continuero’ ad assaggiare, a bere e a commentare i vini buoni dei produttori in gamba, anche quelli di Bressan, di cui non condivido la violenza del linguaggio che ha usato, davvero fuori scala nella forma, ma le cui opinioni, per chi non ne condivide il contenuto, devono semmai essere contrastate con intelligenza e buonsenso, al lume della ragione e non con la bava alla bocca né i metodi dei Savonarola della mutua, una bella definizione che Tommaso Farina ha perfettamente azzeccato in un commento sul blog Vinoalvino.org

  5. Gentile signor Crosta, io ho seguito e seguo ancora la vicenda di Fulvio Bressan sui vari blog, italiani ed esteri, e ho letto le centinaia di commenti lasciati dalle tantissime persone, inclusi quelli dello stesso Bressan e della moglie, quindi un idea me la sono fatta. In tutta questa vicenda, una sola cosa è certa, Fulvio Bressan ha sbagliato, e ha sbagliato proprio di brutto, non ci sono scuse a riguardo. La cosa veramente curiosa è che nei loro commenti i coniugi Bressan non hanno chiesto neppure pubblicamente scusa per quello che è stato scritto sulla loro pagina Facebook, anzi sembra proprio che non gli sia passato minimamente per il cervello di farlo. I coniugi Bressan hanno continuato a giustificarsi con stupide motivazioni socio-politiche-economiche se così si possono definire, ma una parola di scusa no!!
    Ora è chiaro che in una discussione così complessa le reazioni delle persone alle frasi razziste di Fulvio Bressan possono essere le più disparate, si va da quelli che chiedono apertamente il boicottaggio dei prodotti di Fulvio Bressan a quelli che hanno deciso di non recensire i prodotti e l’azienda, come la Larner e Slow Wine, da quelli che come il sottoscritto sono completamenti indifferenti alla vicenda e che non prendono posizioni estreme e pubbliche a quelli come Franco Ziliani e Tommaso Farina che difendono a spada tratta Bressan e i suoi prodotti. Siamo in un paese democratico, e Fulvio Bressan si è voluto prendere la libertà di scrivere frasi razziste pubblicamente su Facebook, bene, la stessa libertà se la possono prendere anche altre persone boicottando i suoi prodotti o bandendo la sua azienda da eventuali pubblicazioni di settore. E tutto questo non è linciaggio, glielo assicuro signor Crosta. L’azione peggiore non è di coloro che chiedono il boicottaggio, ma è e resta quella fatta da Fulvio Bressan. Come ho già scritto nel mio articolo, per fortuna l’azienda è una cantina di piccole dimensioni, e con il passare del tempo tutto finirà nel dimenticatoio, e probabilmente per Fulvio Bressan, i suoi familiari, e i collaboratori, tutto tornerà esattamente come prima.

    P.S. Tutti quelli che scrivono di vino, chi più e chi meno, sono pennivendoli, mi creda!!

  6. Io scrivo di vino e non mi riconosco affatto nel suo Post Scriptum. Così come mi risulta che Ziliani e Farina non difendano affatto Bressan per ciò che ha dichiarato, ma dagli attacchi livorosi della canea dei fustigatori delle idee altrui, che non se la sono pero’ mai presa con i veri criminali che producono vino da noi e in tante altre parti del mondo, chissà come mai…

  7. Le chiedo scusa signor Crosta non era mia intenzione offendere con il mio Post Scriptum. Definizione di pennivendolo: Scrittore o giornalista che si pone al servizio di chiunque gli offra un compenso economico o altri vantaggi. I vantaggi possono essere di qualsiasi tipo, e non solo di tipo economico, anche una semplice ospitata in azienda può essere considerato un vantaggio. Uno scrittore o giornalista che scrive di vino nell’arco della propria carriera molto probabilmente incontrerà centinaia di produttori vinicoli, con alcuni di essi pero diventerà amico, nulla di strano perché è una cosa normalissima che può accadere a tutti noi. Amico significa che si incontrano spesso, non solo in cantina, si salutano, si fanno confidenze, si telefonano, etc. etc. etc. Ma amico significa anche parlare sempre e comunque bene di quel produttore amico, anche quando magari i suoi prodotti non sono proprio all’altezza degli anni precedenti, oppure anche quando magari quel produttore compie una azione non proprio da signore, insomma tutte le volte in cui si tace su qualche aspetto negativo. Per questo nel mio Post Scriptum avevo scritto e precisato “chi più e chi meno”. Quindi per quel che mi riguarda l’unico scrittore o giornalista non pennivendolo è solo quello che non ha alcun rapporto con il produttore vinicolo, cosa molto difficile ovviamente.
    Per quanto riguarda Ziliani e Farina è chiaro che non difendono Bressan per quello che ha scritto, ci mancherebbe, perché è assolutamente indifendibile!! Ma conoscendo Ziliani e Farina (non personalmente, ma da quello che scrivono in rete) era facile intuire le posizioni che avrebbero preso nel “dibattito”. E anche questo è naturale, più persone intervengono nel “dibattito” più posizioni ci sono. Personalmente a me non interessa conoscere i produttori di vino, e neppure ne conosco, anche se sono cresciuto nel mondo del vino, e pertanto non so quali altre cantine sono guidate da razzisti o criminali. Chi conosce queste cantine (o persone) è liberissimo di fare i nomi e pubblicarli online, saranno poi i consumatori (o giornalisti) a decidere quali aziende boicottare (o bandire). Sperando che nel giudicare utilizzino un peso e una misura.

  8. Mi sembra impossibile che si possa utilizzare un peso e una misura in un Paese spaccato in due dalla politica per garantire il perpetuarsi di quella casta di sanguisughe che si fa gioco della democrazia per accaparrarsi potere, poltrone, ricchezze, prebende e pensioni d’oro (divide et impera, no?).
    Anche nel mondo del vino. Nella vicenda dell’esclusione dei vini di Fulvio Bressan dalle prossime degustazioni e valutazioni da parte della wine-writer americana Monica Larner di Wine Advocate e da parte dei curatori della guida di Slow Food, Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, mi ha stupito non poco che abbiano aperto improvvisamente gli occhi e si siano sorpresi di ciò che Fulvio Bressan pensa e scrive. Nel mondo dei giornalisti del vino lui è sempre stato così, non ha mai nascosto il suo modo di pensare ai suoi amici, ai suoi colleghi e a tutti quelli con cui ha lavorato, a tutti gli scrittori di vino, che non possono far finta di non aver mai sentito, mai capito.
    Lo hanno recensito ed esaltato lo stesso finché faceva comodo a tutti, da chi millantava la sua amicizia per bere a sbafo roba buona fino a chi citava i suoi vini scrivendone panegirici su blog e riviste e, pecunia non olet, quelli che li vendevano, nonostante i suoi noti commenti sempre (sottolineo sempre) connotati da violenza nel linguaggio, tutto questo perché è vero che è uno dei produttori migliori. Ed è questo che dà fastidio al mondo vinicolo dei potenti.
    Questa vicenda è stata tratta dal suo profilo privato su Facebook soltanto per montare una canea e dare addosso alla sua filosofia enologica di successo, si è approfittato di parole indifendibili, da bufalo incazzato più che razzista (chi lo conosce bene dice che non lo è, che lavora con gente di ogni razza, che sua moglie è una extracomunitaria) per proporne ufficialmente il boicottaggio, un boicottaggio però che nei suoi confronti non è nuovo, ma sta andando avanti da anni alla chetichella, con colpi bassi e questo è solo l’ultimo tentativo di tagliarlo fuori dal mercato. I Savonarola della mutua, dall’alto del loro perbenismo, ci son cascati tutti. Come diceva spesso Montanelli, l’italiano non è razzista, ma intollerante. Alle parolacce rivolte da Bressan al ministro (che se vuole lo può querelare perché sono firmate) ci sono state troppe risposte, ma di anonimi, di tono almeno pari, se non peggio, in quanto a violenza verbale, insulto, pisciarte fuori dal vaso, secondo la moda in voga durante la peste a Milano: “dagli all’untore”.
    I contenuti di cio’ che ha scritto Bressan sono passati in secondo piano, forse perché nel Nord e dovunque si lavora la maggioranza della gente li condivide, mentre nei salotti buoni e dovunque si chiacchiera e basta va di moda accodarsi agli opinion-maker dei talk-show e dei blog della gogna mediatica. Lì sono rimasti soltanto degli accenni senza approfondimento, eppure sarebbero stati quelli veramente da discutere, da contrastare per chi non li condivideva. No, si sono accontentati di espellere il rospo. E soltanto quel rospo.
    Sta per uscire Wine Advocate, sta per uscire la guida vini di Slow Food. Vedremo se ci saranno decine di vini di criminali nazisti che finora ci sono sempre stati e vedremo se d’ora in poi decideranno di espellerli, altrimenti le dichiarazioni di principio fatte dai wine-writer delle due pubblicazioni sono soltanto aria fritta.

  9. Guardi signor Crosta che, quello che c’è fuori dai palazzi della politica è una fotocopia esatta di quello che c’è dentro, e viceversa. Quindi vale esattamente la stessa cosa tra i produttori di vino e tra i giornalisti del vino. Non cambierà mai nulla purtroppo, l’Italia è questa e questa rimarrà. Per quanto riguarda Fulvio Bressan nello specifico, quello che ha fatto dimostra solo che è uno stupido, a prescindere dalla qualità dei suoi vini, e che forse si era montato un tantino la testa. Io non so quali problemi avesse Bressan con alcuni produttori e con alcune persone del settore vino, ma il suo caratteraccio di certo non lo ha aiutato. Rimane il fatto che quello che è successo è solo colpa sua. Ed è normale che alla prima occasione quelli a cui stai sulle palle ti menano. Se poi a tutto il resto aggiungi che sei anche razzista, vero però, ti menano da più parti e anche di brutto. Perché diciamoci la verità, lavorare con gente di altre nazionalità non vuol dire proprio nulla, e anche una moglie extracomunitaria (bianca, e non di colore come la Kyenge) non vuol dire che Fulvio Bressan non sia un razzista.

  10. Il punto è proprio questo: è razzista o no Fulvio Bressan? Lui afferma il contrario e la violenza delle sue parole, o dei suoi pensieri, infatti, la si vede rivolta a 360 gradi, non solo con la Kyenge (che è stata soltanto l’ultima dei suoi bersagli), ma anche con i finanzieri, con i politici eccetera, che di colore non sono di certo. Leggendo tutto il suo sito privato, si vede chiaramente che ce l’ha con mezzo mondo e sempre allo stesso modo, da incazzato forte, non ce l’ha con una razza o con l’altra. Offende, insulta? Lo fa con persone, non con razze. Chi ne è offeso e insultato può rivolgersi a un giudice. Ma da qui a dargli del razzista ce ne passa.

    • Non so se Fulvio Bressan è un razzista vero oppure semplicemente uno stupido, ma appartiene sicuramente ad una delle due categorie, non può essere diversamente. Almeno questo è quello che si vede dall’esterno. Io non lo conosco, e come ho già detto nel post, non è il tipo di persona che vorrei frequentare.

  11. Tra il bianco e il nero c’è un’infinità di grigi. O di qua o di là è il modo di pensare delle Guardie Rosse nel 1917 al confine tra Russia e Polonia, quando fermavano i treni di chi scappava dalla Rivoluzione Socialista e non concedevano alternative. Anch’io non frequento né vorrei frequentare persone dalle certezze assolute, preferisco quelle con tanti dubbi. Lei, che vive e lavora all’estero come me, a contatto con una miriade di culture differenti e con una buona dose di tolleranza che a molti nel nostro Paese invece manca, sa perfettamente che non abbiamo bisogno di gente che ci spieghi dove va il mondo, ma di gente che lo faccia andare nel verso giusto. Nel suo lavoro, Bressan lo fa. Nel suo pensiero c’è molto loglio da separare dal grano. Nel suo modo di esprimersi, spero tanto che abbia almeno capito che è fuori dal comprendonio.

    • Condivido tutto quello che ha scritto signor Crosta, e aggiungo… meno male che tra il bianco e nero ci sono tutte le sfumature di grigio, altrimenti la vita sarebbe parecchio noiosa. Io nel mio piccolo cerco di fare sempre la cosa giusta, cercando soprattutto di non offendere nessuno, nella speranza che anche altri facciano lo steso… ma ci credo poco :-)

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