Vino: il Candia Rosso chiede la “DOC”.

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Il vino di Candia “lavora” alla Doc per il…rosso. Anche la famiglia dei vini rossi prodotti nelle colline del Candia, fino ad oggi poco valorizzate, potrebbe entrare a fare parte dei terroir marchiati dalla denominazione di origine controllata. Non sarebbe una grande produzione – si stima che a regime la produzione non supererà le 200 mila bottiglie – ma sarebbe una grande opportunità per valorizzare e promuovere una tipologia di vino (e viti) che, nonostante la qualità, è rimasta un po’ nell’ombra.

Ad annunciarlo sono stati i vertici della Coldiretti Provinciale e del Consorzio di Tutela della Colline del Candia all’incontro-dibattito, giovedì sera alla Terme di San Carlo organizzato dal Lions Club di Massa Carrara Host, dove sono stati protagonisti propri i due “bianchi” della nostra Provincia: il Candia di Aurelio Cima e il Colli di Luni dell’azienda agricola Terenzuola di Ivan Giuliani. Tanti i lionisti guidati dal “padrone di casa” Giovanni Maggini, Presidente in carica, arrivati da tutta la Toscana per “conoscere” i nettari apuani. Alla serata ha partecipato anche il Prefetto della Provincia di Massa Carrara, Domenico Mannino.

Il dibattito, incentrato sul rapporto tra vino e turismo, moderato dal giornalista e scrittore de La Nazione, Alberto Sacchetti, seguito dalla cena-degustazione “abbinata” ai due vini, ha aperto un altro importante capitolo della storia del territorio apuano e della sua Doc, tra i primi della Toscana ad ottenerlo nel lontano ’81.

I produttori e Coldiretti non chiederanno una nuova disciplinare ma si “modificherà quella già esistente inserendo gli uvaggi che oggi sono Igt. Si tratta di un incremento delle tipologie di Doc che oggi è solo per il bianco”. Nella nuova lista e scala gerarchica dei vini apuani avranno “la Doc – ha detto Aurelio Cima, Presidente del Consorzio di Tutela presente assieme al Direttore, Roberto Verzanini e all’agronomo di Coldiretti, Giovanni Lagomarsini – il Candia dei Colli Apuani secco e amabile (tra i più commercializzati proprio per la sua “leggerezza”), il Vin Santo, il Rosso Doc con base sangiovese ed altri uvage del territorio, e il Massaretta”, vitigno un tempo chiamato “vino puzzon” dai viticoltori locali per il suo forte odore che finalemente, da qualche anno, i produttori apuani hanno imparato a vinificare con risultati, sul mercato, eccellenti. Ma la vera novità delle Doc sarà il vermentino puro al 100%. “Assieme al Massaretta – ha detto Verzanini – il vermentino sarà l’altro mono vitigno ad avere la Doc. Contiamo di inserire la nuova dicitura già dalla vendemmia del 2009. Ma potrebbe anche essere prima. Stiamo lavorando assieme al professor Scalabrelli di Pisa e all’agronomo Lagomarsini per accellerare l’iter“.

L’intenzione (e la notizia) era, in verità, già nell’aria da qualche mese ma Coldiretti e Consorzio hanno aspettato il grande evento per annunciarlo: “Con la Doc sul rosso daremo una identità forte al territorio e al vino prodotto – ha detto Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale – la denominazione di Igt non garantisce abbastanza caratterizzazione e i nostri rossi hanno caratteristiche che non si trovano in Toscana. Pensate al Massaretta: è un vino che unisce la qualità alla nicchia del mercato. E badate: la sola nicchia non basta a far di un vino un gran vino. Dietro ci deve essere la qualità dei vitigni e di chi li produce”.

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