I Paladini a Firenze abbinano i vini di Sicilia alla cucina toscana.

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Esiste – fra gli altri – un modo semplice ed efficace (e i produttori più illuminati ormai lo sanno), per far conoscere la qualità dei vini siciliani: è quello sperimentato ripetutamente dai “Paladini”, che amano caratterizzare le proprie iniziative (tutte collocate in contesti di particolare livello) con un tocco di eleganza e allegria. Se n’è avuta un’altra felice conferma dalla recente partecipazione del loro Presidente (il marsalese avv. Diego Maggio) ad un Convegno di avvocati delle Università italiane, appena svoltosi a Firenze nelle prestigiose aule del Rettorato in Piazza di San Marco. Il che gli ha dato anche l’occasione di omaggiare – con vino d.o.c. Marsala e Passito di Pantelleria – alcuni docenti e il Rettor Magnifico prof. Marinelli, nonché di organizzare per i convegnisti e i relatori una originale serata enogastronomica che ha visto abbinare ai piatti della tradizione toscana alcuni grandi prodotti di questo stupefacente Rinascimento che sta vivendo l’enologia dell’isola del sole.

In uno dei locali più trendy della città di Dante – il ristorante “Viavai” nel borgo San Frediano – ha così avuto vita un autentico evento, proprio a merito della notoria affabilità con cui il Presidente dei “Paladini dei Vini di Sicilia” ha coinvolto i commensali (tutti legali degli Atenei della penisola e giuristi del vino fiorentini) fra i quali era palpabile l’entusiasmo e la sorpresa ad ognuna delle etichette presentate con passione e competenza dall’ormai riconosciuto ambasciatore della cultura enoica siciliana. Da Pellegrino (con il Marsala Soleras, il Tripudium Rosso e i Dinari del Duca) a Donnafugata (con il Lighea), da Foderà (con il Merlot) a Feotto dello Jato (con Iris e Terra di Giulia), da Entella Belice (con Catarratto e Nero d’Avola) a Sottesoli-Mandrarossa (con Bendicò e Carthago) a Case di Pietra (con il Nikà Zibibbo e Passito di Pantelleria) è stato un succedersi davvero trionfale (intervallato dalla brillante conduzione di Diego Maggio) di azzeccato sposalizio fra le pietanze della più robusta cucina fiorentina (salumi, cereali e carni) e le descritte perle enologiche della Sicilia ad occidente. Da una cena in un contesto giovane e sfizioso è scaturito così un vero e proprio happening, la cui memoria resterà a lungo nel cuore e nel gusto di chi l’ha vissuto: per la qualità dei vini e per la simpatia dei “Paladini”.

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