Più Vermentino e vitigni autoctoni nel futuro della Lunigiana

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Il vino lunigianese del futuro prossimo dovrà essere semplice, facilmente bevibile e fortemente legato al territorio. La strategie vincenti passano attraverso la valorizzazione dei vitigni autoctoni destinati a crescere, e sui cui le aziende vitivinicole dovrebbero investire. Il Vermentino e la Durella per il bianco e il Barsaglina per il rosso saranno i vitigni autoctoni – secondo gli esperti – ad essere premiati rispetto ai vitigni cosiddetti internazionali destinati invece a subire gli influssi delle incontrollabili variabili dei mercati.

Meno esterofilimo e vini complicati, più autoconsumo interno e semplicità: è questa una delle potenziali prospettive per garantire alle imprese agricole reddito e futuro. Chi oggi e in passato ha “investito” sul recupero faticoso delle varietà di vitigni autoctoni destinati all’estinzione presto sarà premiato dallo stesso mercato.

E’ il quadro emerso dallo studio illustrato in occasione del convegno promosso da Coldiretti (info su www.massacarrara.coldiretti.it) nell’ambito della Biodomenica e della Festa dell’Uva che si è celebrata domenica 9 ottobre in Piazza Roma, ad Aulla. Non solo prodotti biologici e locali, il mercato di Campagna Amica, musica, esibizioni, sfilate di trattori e tanta, tanta gente per festeggiare una delle ricorrenze più amate della comunità aullese tornata ad animare il calendario dopo 3 anni di assenza. C’è stato spazio anche per parlare del vino di qualità espresso dalla Lunigiana, l’Igt Val di Magra, e dalla zona di costa, il Candia dei Colli Apuani Doc.

Un viaggio nel futuro delle produzioni vitivinicole che non a caso è partito dall’ex stazione ferroviaria di Piazza Roma, dal passato quindi, oggi simbolo del desiderio e della volontà di “recuperare il territorio, i suoi borghi, i suoi luoghi – ha spiegato il Sindaco di Aulla, Roberto Simoncini durante il suo intervento di apertura – attraverso un percorso di che sia capace di contribuire ai meccanismi dell’economia e dell’occupazione. Cultura, turismo, prodotti locali e territorio nel nostro futuro”.

Lo studio, realizzato dal Professore Ordinario di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Pisa, Giancarlo Scalabrelli ha tenuto in considerazione una moltitudine di fattori variabili come il cambiamento climatico, il mercato, i consumi, la globalizzazione; elementi che incidono inevitabilmente anche sul futuro delle scelte dei produttori di vino. “E’ ipotizzabile – ha spiegato Scalabrelli – una progressiva riscoperta da parte del consumatore, del mercato, dei vitigni autoctoni a discapito di quelli omologati. Il futuro, anche in prospettiva di mercato, sono i vini con un forte legame con il territorio”. Un valore, quello dell’origine e della territorialità, che Coldiretti sta già portando avanti da una decina di anni come ha ricordato Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti: “E’ un percorso che la nostra organizzazione ha fatto per tutte le produzioni, vino compreso – ha spiegato – non possiamo competere sul fronte del valore-prezzo. Il prezzo giusto è quello che consente alle imprese di poter continuare a fare quel determinato prodotto. Distintività ed identità – ha concluso – sono le parole chiave del futuro della nostra agricoltura”.

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