Molinara, un’uva da salvare. Accordo tra l’Azienda Agricola Cantina Buglioni e l’Università di Vero

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È stato firmato oggi nella sede della Cantina Buglioni, di proprietà dell’azienda agricola Buglioni a Corrubbio di San Pietro in Cariano, nel cuore della Valpolicella, l’accordo ufficiale tra il Dipartimento Scienze, Tecnologie e Mercati della Vite e del Vino dell’Università di Verona (direttore professor Zeno Varanini) con sede a San Floriano e l’azienda agricola Buglioni per un progetto di ricerca dedicato alla valorizzazione dell’uva Molinara.

A siglare l’accordo di ricerca sono stati il titolare della Cantina Buglioni, Mariano Buglioni, e il professor Roberto Ferrarini, responsabile scientifico del progetto e docente del Dipartimento Scienze, Tecnologie e Mercati della Vite e del Vino dell’Università di Verona. Presenti anche l’enologo della Cantina Buglioni, Diego Bertoni, e Gianmaria Zanella e Giancarlo Piubelli, collaboratori del Dipartimento Scienze, Tecnologie e Mercati della Vite e del Vino dell’Università di Verona, che poi realizzeranno concretamente il progetto di ricerca di valorizzazione dell’uva Molinara.

Un produttore ed una Università uniti per salvare un vitigno autoctono della Valpolicella: l’uva Molinara. È questo il succo dell’accordo siglato oggi alla Cantina Buglioni, che vedrà la Cantina Buglioni sostenere finanziariamente con 10 mila euro la ricerca che decollerà assieme al Dipartimento di Scienze, Tecnologie e Mercati della Vite e del Vino (Università di Verona), curato dal professor Roberto Ferrarini, con l’appoggio tecnico anche dell’Istituto sperimentale della Provincia di Verona.

La ricerca punta a ricostruire la storia di questo vitigno autoctono, analizzare anche tutti gli altri vitigni minori della Valpolicella, evidenziare come la Molinara si presti ad un suo utilizzo proprio, selezionare due-tre cloni di Molinara in purezza da presentare al prossimo Vinitaly all’interno dei risultati del primo anno di ricerca sulla Molinara. Il progetto di ricerca prevede un costo di 10 mila euro per un anno di studi totalmente finanziati dalla Cantina Buglioni

«La nostra idea è di partire naturalmente da quello che c’è, cioè degli studi e dai dati esistenti su questo vitigno – sottolinea Roberto Ferrarini – andando a capire i motivi che nella storia del Valpolicella hanno fato per secoli della Molinara la sua terza uva».

«Nella prima campagna di esperienze saranno definite le caratteristiche di questo vitigno e le sue potenzialità. Partendo, poi, da queste caratteristiche andremo a verificare quanto la Molinara può essere utilizzata per produrre un vino fatto al 100% con questo vitigno autoctono – continua Ferrarini – oppure in uvaggio con le altre uve della Valpolicella. Si andrà a vedere quello che è stato fatto su questo versante fino ad oggi da diversi produttori della Valpolicella, compresa la Cantina Buglioni con il suo «Il Vigliacco»».

«Personalmente, ho accettato con buon grado la responsabilità di questo progetto perché ritengo che la Molinara possa veramente offrire ai produttori un vino adatto alla moda di oggi, fresco, giovane, trasparente. E questo – conclude Ferrarini – dimostra come sia importante salvaguardare il patrimonio genetico del nostro territorio, dei nostri vigneti secolari, di una Valpolicella che è nella storia mondiale del vino. Perché da questo patrimonio possiamo, di volta in volta, prendere quello che ci serve, attingere a nuovi prodotti da proporre e affermare su un mercato sempre più esigente e concorrenziale per consolidare quella posizione tra i leader mondiali del vino conquistata dalla Valpolicella»

Il progetto è stato presentato all’ultimo Vinitaly con un convegno, il 5 aprile scorso, che aveva visto la presenza dell’assessore alla formazione della Regione Veneto, Elena Donazzan, dell’assessore provinciale all’agricoltura, Dionisio Brunelli, del direttore delle relazioni istituzionali di Veronafiere, Vittorio Di Dio, e del responsabile del centro di vitivinicoltura dell’Istituto sperimentale della Provincia di Verona, Emanuele Tosi.

«Produttori che rischiano e investono come Buglioni sono la vera forza della nostra vitivinicoltura, ammirata ed invidiata in tutto il mondo – aveva detto Elena Donazzan al convegno del Vinitaly 2008 -. Progetti come questo sono l’esempio di come si riesca a costruire qualità e professionalità nel rapporto tra produttori e Università».

«La scelta di vinificare la Molinara in purezza è stata motivata dal fatto che in questi ultimi anni la tendenza di mercato nel richiedere vini sempre più strutturati e ricchi di colore ci ha portato ad escludere questa varietà dall’uvaggio del Bardolino e del Valpolicella in quanto povera di tannini ed antociani – sottolinea Diego Bertoni, enologo della Cantina Buglioni -. Quindi per utilizzare anche la Molinara abbiamo pensato di vinificarla con la tecnica di produzione dei vini rosati ed abbiamo visto che i risultati sono molto buoni. E questo, anche i considerazione dell’affermarsi anche di un mercato che richiede vini giovani, freschi, frizzanti».

«Il nostro obiettivo – conclude Mariano Buglioni – resta prima di tutto il salvataggio di un vitigno autoctono della Valpolicella come è la Molinara -. Da quando ho iniziato ad occuparmi di vigneti e di vini ho capito una cosa, e cioè che quella del vitivinicoltore non è solo un’attività imprenditoriale. È una relazione completa con il territorio, con l’ambiente, con la storia e la cultura della zona di produzione. Fare e mantenere un vigneto significa prima di tutto salvaguardare un patrimonio genetico unico, trasmettere alle future generazioni la cultura della vite. permettere al territorio di rimanere quello che è sempre stato, una valle vocata all’uva ed al vino».

««Il Vigliacco» è nato dal progetto di andare alla riscoperta di un vino ricavato al 100% dalla vinificazione di uva Molinara. Un’idea che abbiamo avuto un paio d’anni fa, parlando con vecchi contadini che ricordavano come prima della Seconda Guerra Mondiale esisteva in Valpolicella un vino fresco, rosato, frizzante ricavato appunto dalla Molinara», chiarisce Mariano Buglioni.
«La nostra idea è di capire i motivi che nella storia del Valpolicella hanno fato per secoli della Molinara la sua terza uva – ha sottolineato il professor Roberto Ferrarini -. Si dice, ad esempio, che la Molinara serviva da collante tra gli altri due storici uvaggi della Corvina e della Rondinella, diminuendone la forza e rendendo il Valpolicella un vino più gradevole e più «bevibile». Se così fosse, è chiaro che l’indicazione che ne ricaveremo sarà fondamentale per questa Denominazione, visto l’indirizzo del consumatore, soprattutto di quello giovane, verso vini più leggeri e meno impegnativi».

Molinara, un autoctono in pericolo
La Molinara è un’uva in pericolo. Abbandonato dai grandi produttori di Amarone e Valpolicella, perché considerato artefice di un’uva troppo povera, questo vitigno rischia letteralmente di scomparire dalla Valpolicella e dai vigneti di tutt’Italia. E sarebbe una perdita non da poco, visto che fino dal 1968, quando il primo disciplinare stabilì le regole per la Doc della Valpolicella, il cocktail vincente prevedeva un 70% di Corvina, un 20% di Rondinella e un 10% di Molinara. Senza deroghe.

Una combinazione che si è ripetuta per secoli durante i quali si sono sapientemente miscelate queste tre uve in percentuali diverse, azienda per azienda, ma rigorosamente tutte e tre le uve. Fino ad oggi, perché qualche anno fa sull’«obbligatoria» della Molinara nel disciplinare del Valpolicella si è aperta una discussione «feroce» tra i vari produttori, tra innovatori e tradizionalisti. Che alla fine ha portato proprio alcuni mesi fa ad una specie di compromesso: è stata tolta l’obbligatorietà dell’uso dell’uva Molinara, in misura di almeno il 5% nella produzione del Doc della Valpolicella, e inserita nel disciplinare la parola «consentita», con il Consorzio di tutela del Valpolicella che ha presentato al Ministero dell’Agricoltura la richiesta di modifica del disciplinare ottenendone il benestare. Quindi, oggi la Molinara non è più tra le uve «obbligatorie» per gli Amarono, i Recioti, i classici Doc della Valpolicella.

Una guerra fra tradizionalisti e innovatori che ha portato piano piano ad allargare sempre più le maglie di un disciplinare che alla fine è stato modificato garantendo l’etichetta di Valpolicella anche a vini dalle percentuali differenti rispetto a quelle che per decenni avevano fatto le fortune di quel vino. Da Pedemonte a Negrar, da S. Ambrogio a Fumane e San Pietro in Cariano, sulle colline della valle che da Verona si snoda verso nord ovest e confluisce nella val d’Adige, si sono iniziati così a produrre tanti Valpolicella diversi, miscelando le uve in percentuali mai prima di allora tentate. Oggi disponiamo di Valpolicella quasi interamente prodotti con la Corvina, appena appena tagliati con la Rondinella, mentre la Molinara si sta estinguendo ormai un po’ dappertutto. Serviva a dare un po’ di sapidità, secondo la maggior parte dei produttori che oggi le negano l’antica dignità. Ma per i puristi si tratterebbe di un’operazione stimolata piú da necessità di mercato.

Un’uva umile e bistrattata quindi la Molinara, una cultivar insomma caduta letteralmente in disgrazia, a causa del suo scarso corredo antocianico (è poco colorata), dei suoi profumi sottili. E tuttavia, da quando l’hanno eliminata dal trittico del Valpolicella, questo vino non è più lo stesso.?Sicuramente ha acquistato in importanza e struttura: ma ha perso in immediatezza e cordialità. È diventato quasi un vino snob: finchè c’era la molinara potevi dargli del «tu», adesso ti tocca sempre dargli del «lei». E per salvarsi, deve trovare una sua strada: come è avvenuto alla Cantina Buglioni con la nascita di questo nuovo vino: «Il Vigliacco».

L’uva Molinara nella storia
Il nome dell’uva Molinara deriva dal vernacolo «mulinara» (da mulino), ed è da attribuire al fatto che gli acini di quest’uva sono abbondantemente pruinosi da sembrare quasi spolverati di farina. ?Nel 1800 questo vitigno era coltivato nella Valpolicella, in Valpantena e nella Valle d’Illasi dove ha assunto nomi diversi come «Rossara» o «Rossanella» nella zona del Garda, o come «Brepon» in Valpantena. ?Vitigno di buona vigoria produce abbondantemente, il germogliamento avviene dal 13 al 22 aprile (medio), mentre la maturazione dell’uva e da considerarsi tardiva (10 al 30 ottobre) Grappolo allungato, piramidale, generalmente con due corte ali, spargolo; acino leggermente allungato, regolare con buccia di colore rosso-violaceo, molto pruinosa, di media consistenza. ?Il vino che si ottiene ha colore rosato-cerasuolo, di profumo delicato, di medio corpo. La vinificazione di quest’uva produce vini semplici, di scarso colore, ma sapidi e di grande beva. La Cantina Buglioni si affianca in questa ricerca per la salvaguardia della Molinara ad altri importanti produttori come gli Scamparle di Fumane, con il loro «Molinara Igt Veneto» 2006.

La Cantina Buglioni
La Cantina Buglioni nasce come azienda agricola ed è stata concepita principalmente per la lavorazione delle uve rosse, ma con la possibilità vinificare piccole quantità di uve bianche ed anche di produrre dei vini con la tecnica del rosato. La tecnologia utilizzata è quella di vinificatori semiautomatici ed automatici a controllo computerizzato della temperatura. La cantina dispone di serbatoi di stoccaggio in acciaio con una capacità complessiva sui 2 mila ettolitri. La produzione della Cantina Buglioni si è attestata nel 2007 a quota 80 mila bottiglie, con il prodotto di punta «Il Bugiardo»- Valpolicella Classico Superiore Ripasso, fermo a quota 20 mila bottiglie. «Il nostro obiettivo è di rimanere sempre su questa quantità per aumentare invece la qualità del prodotto – sottolinea Mariano Buglioni della Cantina Buglioni -. Siamo nati e vogliamo rimanere una piccola Cantina che si dedicata a prodotti selezionati e di nicchia. Nostra intenzione è invece quella di continuare, sempre nel solco della tradizione enologica della Valpolicella, nella ricerca di nuovi vini che sappiano riscoprire vitigni e prodotti che facevano parte della storia di questa terra». I vini della Cantina Buglioni, oltre che proposti nelle diversi locali a marchio «Osteria del Bugliardo», ideati sempre da Buglioni, sono oggi presenti su tutto il mercato nazionale e negli Stati Uniti, Svizzera, Danimarca. Soprattutto nei ristoranti e nei locali più alla moda. Non è un caso che uno degli chef oggi più apprezzati, Elia Rizzo del Ristorante del Desco di Verona, abbia ideato una ricetta utilizzando tra i suoi ingredienti proprio «Il Bugiardo» di Buglioni.
Buglioni a Vinitaly 2008

Un’enorme passione per il vino e la Valpolicella. È il segreto del successo della Cantina Buglioni (80 mila bottiglie prodotte nel 2007) che tutti potranno gustare e conoscere al prossimo Vinitaly (dal 3 al 7 aprile) nello stand della Cantina Buglioni («F2» Padiglione 5). Due piani concepiti come un’osteria, dove poter gustare i vini della Cantina Buglioni in tranquillità, seduti davanti ad una «Sopressa» della Valpolicella (salame tipico del Veronese, fatto invecchiare proprio in cantina, tra le muffe e i lieviti del vino). La Cantina Buglioni presenterà a Vinitaly tutta la sua produzione (il «Bugiardo» Valpolicella Classico Superiore Ripasso 2004; il «Ruffiano», Valpolicella Classico Superiore 2005; l’Amarone Riserva della Valpolicella Classico 2000; l’Amarone della Valpolicella Classico 2003; il Valpolicella Classico Doc 2007; il Recioto della Valpolicella Classico 2005; il «Clandestino», Bianco veronese Igt; il «Vigliacco», Spumante Brut rosé ottenuto da sola uva Molinara). E lancerà due veri eventi: la presentazione del «Premio Il Bugiardo» e il convegno «Molinara, il progetto Buglioni per un’uva da salvare»

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